Un silenzio può fare più rumore delle parole. Sì perché ne Gli spiriti dell’isola di Martin McDonagh (In Bruges, 7 psicopatici e Tre manifesti a Ebbing Missouri), pellicola ambientata nella piccola e chiusa comunità della verdeggiante (e fittizia) isola di Inisherin, Padraic Suilleabhain (Colin Farrell) non riesce a farsi una ragione degli improvvisi rumorosi silenzi dell’amico di una vita Colm Doherty (Brendan Gleeson). Inseguire testardamente il benessere in un luogo che non può restituirne è lo specchio della difficoltà di Padraic di lasciare la propria casa, anche quando quest’ultima sembra avergli voltato definitivamente le spalle. Per Colm infatti egli è diventato improvvisamente »limitato ed ottuso” ed inseguendo la volontà di dare un senso alla propria vita ha cominciato a sostituire la vuota – a suo dire – amicizia con Padraic con la musica del suo violino. A contribuire a questo cieco incatenamento alla sofferenza di Padraic sopraggiunge la fatica (forse pigrizia o ignoranza) nel comprendere quello che avviene appena al di là del mare. A breve distanza c’è una guerra della quale si odono i fragori ma non se ne comprende il senso o semplicemente non ci si pongono abbastanza domande. Anche quando il destino offre un’opportunità di fuga – nella veste dell’amata sorella Siobhan (Kerry Condon) – è la sua mente a mettersi di traverso creando pali immaginari ai quali poter legare la propria anima, come Padraic fa con la sua amata asinella. Gli spiriti dell’isola è un film complesso e pacato dove pian piano l’umorismo si fa da parte, sostituito da un’angoscia crescente che finisce per assumere i tratti della tragedia greca. La natura gentile del protagonista si inaridisce e si fa sempre più forte il grido di morte delle banshee, creature leggendarie della mitologia scozzese e irlandese che subdole e morbose vivono tra la gente comune, osservando le cose terribili che accadono e sorridendone.
Andrea Schinoppi
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Nato all’ombra del Colosseo, il background culturale non poteva che essere quello dello storico... mi perdonerete pertanto una certa nostalgia per il rock genuino degli anni andati e per le interpretazioni senza tempo dei maestri De Niro e Al Pacino.