Se siete atterrati qui siete degli amanti del cinema e dunque potreste aver visto i due film che sto per enunciare: La leggenda del pianista sull’oceano e Sette anime. Ciò che li accomuna è l’utilizzo nella soundtrack di una canzone intitolata The Crisis. Questo brano – iconico e leggendario – è stato scritto da un certo Ennio Morricone ed è così particolare perché ha nello spartito una nota apparentemente “stonata”, facilmente riconoscibile, che si ripresenta all’infinito all’interno del motivo arpeggiato su cui si regge la melodia. Quella nota, che rende magico qualcosa che altrimenti potrebbe risultare banale, è ciò che meglio racconta la poetica di David Lynch ed il suo scopo nel cinema. Abbiamo provato ad ordinare tutte le note stonate – ma bellissime – che rendono David Lynch il maestro tra i maestri.
10. Dune
È il 1984 quando il produttore italiano Dino De Laurentiis decide di cavalcare l’ondata di clamore proveniente da Star Wars per creare un nuovo kolossal fantascientifico che potesse fruttare milioni di dollari. Stiamo parlando di Dune, ovvero il primo tentativo di adattamento del noto romanzo di Frank Herbert. Gli ingredienti per il successo c’erano tutti: un giovane David Lynch alla regia, un cast all star che comprendeva anche Sting, le musiche dei Toto e di Brian Eno e maestri del cinema come Carlo Rambaldi e Freddie Francis. Il Risultato finale fu però un eclatante disastro produttivo causato dallo stesso De Laurentiis che a metà riprese rivelò a Lynch che le sue quattro ore e mezza di girato sarebbero state tagliate e rimontate. Un fallimento anche al botteghino, che però consegna a David Lynch Kyle MacLachlan, suo prossimo attore feticcio, e la consapevolezza di dover chiedere sempre il cut finale dei suoi film ai prossimi produttori.
9. Fuoco cammina con me
Sarebbe bello poter parlare per ore di Twin Peaks, probabilmente il prodotto più iconico di tutta la carriera di Lynch, ma in questa classifica tratteremo solo dei suoi lungometraggi. All’indomani della cancellazione della sua serie tv, il regista nato del Montana, decide di realizzare un prequel cinematografico che andasse a raccontare gli ultimi giorni di vita di Laura Palmer, dipanando alcuni dei misteri lasciati irrisolti. Il vero problema di Fuoco cammina con me è però dato dal fatto di essere un film che non può essere goduto senza la conoscenza approfondita del wordbuilding di Twin Peaks, anche se l’aver dato il meritato spazio al personaggio di Laura Palmer ci ha donato una superba interpretazione di Sheryl Lee.
8. Una storia vera
La carriera di David Lynch, proprio come la sua poetica, è ricca di capovolgimenti improvvisi di fronte che ancora oggi continuano a destabilizzare tutti i suoi fan. Nel 1999 la Disney arruola Lynch per mettere in scena la vera storia di un anziano uomo che viaggiò per metà Stati Uniti su un decespugliatore per raggiungere il fratello malato. Lo stesso Lynch definisce Una storia vera il suo film più sperimentale, proprio perché si distacca totalmente dallo stile onirico e noir che ormai aveva del tutto abbracciato. Il film è struggente, elegante, recitato magistralmente da degli splendidi Richard Farnsworth e Sissy Spacek, ma è anche l’unico non sceneggiato da Lynch e la profonda distanza con tutte le sue altre opere si fa molto sentire.
7. The Elephant Man
Dopo aver realizzato il suo primo ed embrionale lungometraggio, Eraserhead, il nome di David Lynch inizia a girare nei corridoi di Hollywood. Mel Brooks decide di scommettere su di lui e gli affida The Elephant Man, ovvero la storia di John Merrick, uomo dalle profonde deformità fisiche, divenuto da semplice freak una sorta di star nell’epoca vittoriana. Il film è un bianco e nero elegante, accompagnato dalle grandi interpretazioni di John Hurt e Anthony Hopkins, dove lo stile di Lynch fatica ad emergere, se non nella scena iniziale con gli elefanti ed in un sogno del protagonista. L’opera è però ancora oggi una delle più amate del regista, in grado di commuovere e convincere il pubblico e la critica, che gli conferì ben otto nomination agli Oscar del 1981.
6. Eraserhead – La mente che cancella
L’opera prima di David Lynch è datata 1977, e coincide con un film che ancora oggi fa molto parlare di sé. Dopo sette anni di lungo lavoro, durante i quali Lynch perse tutti i soldi, la casa e arrivò a dormire sul set, Eraserhead divenne velocemente un cult proiettato nei cinema durante gli spettacoli dopo la mezzanotte. Il film è sicuramente il più autobiografico della sua carriera, in quanto tutti i turbamenti del regista durante la sua permanenza a Los Angeles emergono nella figura del protagonista, il disagiato Henry Spencer. Inoltre Lynch porta sulla pellicola un tema molto forte, ovvero la paura di diventare padre, scardinando le regole sociali della famiglia tradizionale. Ancora oggi Lynch non vuole rivelare come abbia creato il terrificante bambino deforme che tormenta il protagonista.
5. Inland Empire – L’impero della mente
Se Eraserhead è la degna opera prima di una carriera incredibile, Inland Empire potrebbe essere la perfetta conclusione. Quello che ad oggi è l’ultimo film di David Lynch è un’opera difficilmente identificabile come un semplice film. Girato senza una sceneggiatura già scritta, ma con un copione costruito scena dopo scena, Inland Empire è un qualcosa di illogico, imprevedibile ed immateriale. Quale storia stiamo seguendo? Quella di Nikki (Laura Dern) o quella del suo personaggio? Siamo a Los Angeles o in Polonia? Tutte domande alle quali non deve essere data una risposta, visto che Inland Empire si configura come un viaggio multisensoriale all’interno della poetica di Lynch, soprattutto nelle sue zone più grigie.
4. Cuore selvaggio
Il “nostro” Bernardo Bertolucci, tra le tante, sarà ricordato come il primo ad aver finalmente premiato David Lynch, grazie alla Palma d’oro che gli assegnò come presidente di giuria a Cannes 1990. Cuore selvaggio è un road movie che mescola il nuovo modo di fare noir di Lynch, con il dramma sentimentale, il tutto condito da una bella dose di divertimento grottesco. Laura Dern, bellissima e bravissima, si amalgama perfettamente ad un Nicolas Cage in stato di grazia, proponendo una delle coppie più erotiche e scanzonate della storia del cinema. E poi diciamocelo, i riferimenti a Il mago di Oz in versione David Lynch sono qualcosa di sensazionale.
3. Velluto blu
Dino De Laurentiis doveva una rivincita a David Lynch, e così due anni dopo gli produce un nuovo film, del tutto differente dal precedente Dune. Lynch ritrova l’amore nel cinema e confeziona un vero e proprio capolavoro, che a posteriori getterà le basi per lo stile di Twin Peaks. Un uomo si introduce nella camera di una donna e scopre un terribile segreto che poterà ad un vortice di violenza: questo è l’incipit di Velluto blu. Il film, oltre ad essere meraviglioso, è fondamentale per la costruzione di elementi tipici della narrazione del regista: donne in pericolo, malavita, tende rosse, nightclub con esibizioni canore e, soprattutto, Angelo Badalamenti, il suo storico compositore musicale.
2. Strade perdute
La strada per il surrealismo tipico di Lynch era stata ben delineata, ma è nel 1997 che questo esplode nella sua forma più estrema. Strade perdute è ancora una volta un noir atipico che, basandosi sul concetto matematico del Nastro di Möbius propone una forma di narrazione non lineare. La storia di Fred (Bill Pullman) si incastra con quella di Peter (Balthazar Getty) in un modo indecifrabile, o forse in realtà tutto è perfettamente collegato, senza un vero inizio ed una vera fine. La potenza di Strade perdute sta proprio nel fatto di risultare un film impattante, anche lasciando lo spettatore senza alcuna certezza. Inoltre, la colonna sonora è piena zeppa di grandi artisti come David Bowie, Nine Inch Nails, Rammstein, Lou Reed e Marilyn Manson.
1. Mulholland Drive
Come si fa a non mettere al primo posto di questa classifica quello che da molti viene considerato il miglior film de ventunesimo secolo? Mulholland Drive è la massima espressione del pensiero di David Lynch, un artista in grado di superare i canoni classici della narrazione, distruggendoli ferocemente e ricreando realtà parallele sotto forma di sogni. Per anni in molti hanno provato a “spiegare” questo film: un gesto volgare che non ha nessun senso. Mulholland Drive è cinema allo stato metafisico, un’esperienza da vivere continuamente per rimanere estasiati in un limbo tra sogno e risveglio, tra realtà e irrealtà. Miglior regia a Cannes nel 2001, ma qualsiasi premio per David Lynch è semplicemente una futile formalità.