Diretto dal misconosciuto Mark Mylod, molto attivo in campo seriale (Game of Thrones, Shameless, Succession) ma regista di soli quattro lungometraggi, The Menu sta raccogliendo l’attenzione del pubblico per due motivi: il primo è il cast, in cui figurano Ralph Fiennes e Anya Taylor-Joy, che torna a sfoggiare la frangetta rossa di Beth Harmon de La regina degli scacchi; il secondo è l’argomento del film. Da ormai un decennio, il cibo è diventato una vera e propria mania: seguitissimi programmi di cucina popolano i palinsesti, i cuochi stellati riescono in qualche caso a diventare più celebri dei calciatori, la parola “gourmet” si legge sulle insegne di ogni strada e i video di gente che mangia e/o cucina sono tra i più popolari dei social network. La figura del foodie (letteralmente, “persona particolarmente interessata a tutti gli aspetti della vita gastronomica”) è ormai parte della contemporaneità, e si può forse dire che, almeno una volta nella vita, abbiamo ricoperto tutti questo ruolo, con più o meno spocchia e in modo più o meno giustificato.
Chi è che non si è mai sentito un arbitro culinario giudicando insieme a Cracco i piatti di MasterChef, scrivendo una recensione con allegate stelline su Tripadvisor o The Fork, prendendosi gioco delle cucine da incubo di Gordon Ramsay o consigliando a un amico un ristorante etnico di recente apertura? Truffaut diceva che tutti hanno due mestieri, il proprio e quello del critico cinematografico; oggi, si potrebbe sostituire cinematografico con gastronomico. L’atteggiamento sofisticato del finto esperto di cucina è il principale bersaglio del film di Mark Mylod. Allestendo una trama giallo-grottesca che richiama Knives Out e soprattutto Parasite di Bong Joon-ho – del quale ripropone anche l’attenzione ai conflitti di classe, The Menu sistema ai tavoli del ristorante in cui è ambientato una serie di figure assolutamente contemporanee, che hanno con la cucina un legame dovuto molto più alla moda che al semplice atto di sfamarsi gustando un piatto. Nicholas Hoult, riprendendo in modo praticamente identico l’esilarante e inquietante personaggio che interpreta nella serie The Great, incarna lo stereotipo del foodie tanto ricco quanto superficiale, il cui amore per la cucina è una semplice estensione di un privilegio economico che gli consente di ottenere il meglio in ogni ambito.
Janet McTeer veste invece i panni della vera e propria critica gastronomica, ormai poco distinguibile dai vari foodies che siedono accanto a lei, mentre Reed Birney e Judit Light interpretano una coppia di ricchissimi signori che mangiano un piatto gourmet al posto della pizza d’asporto semplicemente perché se lo possono permettere. Tra suggestioni orrorifiche che richiamano Midsommar e il cinema di Jordan Peele, Mylod mette in scena un racconto brillante e coinvolgente, derivativo ma non banale: il gioco di incastri appare talvolta forzato e una morale semplicista si fa troppo evidente nel finale, ma The Menu ha il merito di riflettere con intelligenza sul legame inscindibile, anche se spesso trascurato, tra la gastronomia e il privilegio di classe.