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Tutti i film di Dario Argento dal peggiore al migliore

Dario Argento è un animale a sangue freddo, un genio oscuro da difendere gelosamente come un patrimonio culturale nostrano.

In inglese li chiamano goosebumps. Fisiologicamente parlando, sono delle micro contrazioni muscolari che vengono attivate da una parte del cervello, chiamata centro del riscaldamento, per alzare la temperatura corporea. L’uomo di cui stiamo per parlare – e di cui ci accingiamo ad ordinare tutti i film, dal peggiore al migliore – è considerato il Maestro di questo fenomeno corporeo: il brivido, come avrete certamente intuito. Perché Dario Argento è un animale a sangue freddo. Un genio oscuro in grado di rendere seminale gran parte della sua produzione per intere generazioni di cineasti. Un’istituzione e allo stesso tempo un patrimonio culturale da difendere gelosamente: un bene nostrano, in ultima istanza, che è stato esportato in tutto il globo al pari della pizza margherita o della Divina Commedia.

19. Il fantasma dell’Opera

All’ultimo posto di questa classifica troviamo Il fantasma dell’opera, film tratto dall’omonimo romanzo del 1910. Dario Argento porta sul grande schermo quest’ennesima trasposizione che, a parte qualche omicidio ben girato, si rivela un miscuglio tra horror ed erotico che talvolta sfocia nel ridicolo, complici sceneggiatura e dialoghi non all’altezza. Sua figlia Asia Argento come cantante dell’opera è inadeguata al ruolo e il fantasma – Julian Sands – sembra più un incallito latin lover. Questa volta neanche le musiche del maestro Ennio Morricone salvano la pellicola.

18. Il cartaio

Dietro la lavagna troviamo anche Il cartaio. La trama racconta di un serial killer che, giocando al videopoker con la polizia, mette in palio la vita di giovani ragazze precedentemente rapite. Se l’incipit poteva anche essere interessante, purtroppo la messa in scena risulta come quella di brutto episodio di un qualsivoglia telefilm poliziesco. Nel film non c’è paura, non c’è sangue, non c’è brillantezza nei dialoghi e la recitazione degli attori protagonisti – Stefania Rocca e Silvio Muccino su tutti – forse è ancora peggio.

17. Dracula 3D

Dario Argento nel 2012 presenta fuori concorso al Festival Di Cannes Dracula 3D, liberamente ispirato al famoso romanzo di Bram Stroker. Dopo un avvio tecnicamente ben girato, che ricorda un po’ il Barocchismo Gotico, il film crolla a picco sotto i colpi di una computer grafica improponibile e una sceneggiatura sbrigativa. Nel complesso si tratta di una pellicola che strappa grasse risate, ma purtroppo per i motivi sbagliati.

16. Giallo

Dopo il flop de Il cartaio e de La terza madre, Argento torna con un thriller poliziesco, avendo a sua disposizione anche un discreto budget. Produttore e protagonista di questo film è Adrien Brody – Oscar al miglior attore per Il pianista – che qui svolge il doppio ruolo del commissario Enzo Avolfi e dell’assassino denominato Giallo. Purtroppo, la pellicola ricorda un film poliziesco serale di Rete 4, rivelandosi un vero e proprio buco nell’acqua. Ciliegina sulla torta, per problemi legati alla produzione e alla distribuzione, Giallo non uscirà mai al cinema.

15. Occhiali neri

L’ultima fatica in ordine cronologico del maestro Dario Argento purtroppo non riesce a convincere, causa una sceneggiatura troppo banale e un montaggio a tratti impreciso. Ricompare la figura del non vedente, tipica della sua poetica, ma questa volta in salsa trash, con una protagonista, Ilenia Pastorelli, che definire insopportabile è un eufemismo. Poche sono le sequenze da ricordare, ma tra queste possiamo citare la scena con i serpenti, che per un istante ci ha ridato un Dario Argento in grande spolvero.

14. La terza madre

La terza madre non è il film peggiore di Dario Argento, ma sicuramente uno dei più deludenti, poiché dopo ben ventisette anni di attesa, tutti si aspettavano di più dalla Mater Lacrimarum. Il capitolo finale della trilogia delle tre madri, nonostante una sceneggiatura un po’ traballante, qualche buono spunto lo trova e alcuni omicidi sono anche ben diretti, ma purtroppo cade in errori madornali davvero imperdonabili. Come dimenticare ad esempio la scena del bambino lanciato dal ponte, che pochi istanti dopo si trasforma in un bambolotto di plastica? Troppi restano gli elementi che non funzionano, tra cui una CGI non al passo, una strega non credibile e anche qui una recitazione degli attori dimenticabile.

13. La sindrome di Stendhal

La sindrome di Stendhal è un film dai due volti. La protagonista, interpretata da una discreta Asia Argento, è un commissario di polizia che soffre appunto della sindrome di Stendhal, che le provoca affanni e svenimenti al cospetto di opere d’arte. Mentre si trova presso la galleria degli Uffizi di Firenze, nel tentativo di incastrare uno psicopatico serial killer, verrà essa stessa rapita e violentata da quest’ultimo. Quest’opera ha il pregio di risultare subito molto intrigante e a tratti ricca di suspense, ma purtroppo si perde in una seconda metà poco originale, che ne ridimensiona il livello di generale.

12. Trauma

Dario Argento, dopo una buona collaborazione con George Romero per il film a quattro mani Due occhi diabolici torna con Trauma. In questo thriller girato e prodotto negli Stati Uniti del 1993, si segnala l’esordio con il padre di una diciottenne Asia Argento. Il film non è malvagio, la regia funziona e il trucco delle due teste è indimenticabile, ma inizia a percepirsi quella sensazione di parabola discendente che accompagnerà Argento negli anni a venire. Nel complesso, Trauma risulta un’americanata fuori tempo massimo.

11. Le cinque giornate

Conclusa la famosa trilogia degli animali, Dario Argento dirige un film che sarà un unicum nella sua lunga carriera. Le cinque giornate è una commedia dai risvolti drammatici, ambientato durante le cinque giornate di Milano del 1848. Mattatori della pellicola sono un brillante Adriano Celentano ed un buon Enzo Cerusico, che ci regalano gag più o meno riuscite in un paio d’ore tutto sommato gradevoli. A tratti si vede la mano del regista, ma il film risulta un po’ troppo ambizioso in confronto ad altre opere dai connotati storici uscite in quel periodo.

10. Non ho sonno

Probabilmente Non ho sonno resta l’ultimo colpo di genio di Dario Argento. Il film uscito nel 2001 è davvero un thriller di buon livello e la maestria con cui è girata la prima scena di omicidio sul treno ancora oggi mette i brividi. Col proseguirsi del minutaggio, la sceneggiatura e la recitazione si perdono, ma sul piano estetico resta davvero un’opera ben girata che ci spinge a promuoverla senza discussioni.

9. Il gatto a nove code

Dopo il grande successo del primo capitolo della trilogia degli animali, L’uccello dalle piume di cristallo del 1970, Dario Argento torna l’anno dopo con un altro buonissimo thriller. Il gatto a nove code, pur non raggiungendo i livelli del primo e forse neanche del terzo capitolo, è un film davvero ben girato. Il cast, rappresentato dal Premio Oscar Karl Malden, la bellissima Catherine Spaak e James Franciscus, è la vera forza del film, che nella messa in scena degli omicidi è davvero notevole. Purtroppo, il finale risulta un po’ troppo ingarbugliato, soprattutto nella scoperta dell’assassino. È la prima pellicola dove troviamo l’elemento della cecità, ricorrente in quasi tutta la filmografia.

8. 4 mosche di velluto grigio

Pochi mesi dopo l’uscita de Il gatto a nove code, Dario Argento dirige il terzo e ultimo capitolo della trilogia degli animali. La trama verte sul personaggio di Roberto, batterista di un complesso rock, che al seguito di un presunto omicidio da lui commesso per legittima difesa verrà perseguitato da una strana e ingombrante presenza. Un film che, a differenza dei precedenti, gioca su espedienti narrativi decisamente più stravaganti, andando a ricercare delle soluzioni surreali, ma che si sposano perfettamente con la poetica del regista. Da segnalare un cast di ottimo livello, che comprende in un ruolo inedito anche il mitico Bud Spencer. Questa pellicola segna inoltre la fine della collaborazione artistica tra Argento e Morricone, che torneranno a lavorare insieme soltanto venticinque anni più tardi.

7. Opera

Undici anni prima dello sfortunato Il fantasma dell’Opera, Dario Argento sceneggia e dirige questo grandissimo thriller sempre ambientato nell’ambito lirico. La struttura del film è molto classica, ma ha dalla sua una grandissima messa in scena che riesce a portare lo spettatore in un vortice di continua angoscia e terrore. Lo stesso terrore che vivrà suo malgrado la protagonista Betty – Cristina Marsillach – che assisterà a terribili delitti sempre ad occhi aperti, tramite il macabro utilizzo di aghi incollati alle palpebre dall’assassino. Ottimo il montaggio, così come l’utilizzo delle musiche che giocano in maniera alternata tra lirica e heavy metal. Peccato per un finale certamente non all’altezza di tutto il film.

6. Phenomena

Un anno dopo quel capolavoro cinematografico chiamato C’era una volta in America, una giovanissima Jennifer Connelly torna come baby protagonista di questa ottima pellicola dell’orrore. La protagonista si trasferisce in un collegio femminile in Svizzera dove iniziano a morire misteriosamente delle studentesse. La trama ricorda molto Suspiria, ma si differenzia in alcuni suoi elementi. Troviamo un’interessante componente fantasy nella protagonista, che ha la capacità di comunicare con gli insetti, e lo sconvolgente finale è una sorpresa tutta da scoprire. Esordio agli effetti speciali del suo storico collaboratore Sergio Stivaletti, ottime le performance della moglie Daria Nicolodi e del grande Donald Pleasence, per un film da non farsi scappare assolutamente.

5. Tenebre

Nel 1982, sette anni dopo l’uscita di Profondo rosso, Dario Argento torna al genere thriller, e lo fa con Tenebre. La storia parla di uno scrittore americano che va a Roma per presentare il suo nuovo romanzo giallo intitolato Tenebrae. Il tutto sfortunatamente coincide con una lunga serie di efferati omicidi, magistralmente diretti, che seguiranno lo stesso modus operandi proprio del romanzo. Possiamo tranquillamente definire Tenebre come uno dei migliori thriller degli anni Ottanta, dove la violenza è portata all’estremo, senza risparmiare colpi di scena memorabili.

4. L’uccello dalle piume di cristallo

Il debutto alla regia di Dario Argento nel 1970 è un film ad oggi fondamentale, poiché ha cambiato la classica concezione del giallo all’italiana. Ispirato da maestri del cinema come Alfred Hitchock e Mario Bava, Argento riesce a far suo uno stile completamente personale e rivoluzionario, dove lo shock per lo spettatore avviene tramite l’utilizzo delle immagini e della musica, azzerando gli indizi e spostandosi verso qualcosa di mai visto prima. La trama gira tutta intorno ad un tentato omicidio dentro ad una galleria d’arte. Come spesso accadrà nei suoi film, la quasi totale assenza della polizia rende le persone comuni gli eroi che devono risalire alla verità. Già da questa prima opera il talento registico di Dario Argento sarà sotto gli occhi di tutto il mondo.

3. Inferno

Sul terzo gradino del podio di questa classifica troviamo Inferno, ovvero il racconto della seconda delle tre madri, Mater Tenebrarum. Si tratta a tutti gli effetti del capolavoro estetico di Dario Argento. Un film semplicemente folle, anarchico, dove ogni dieci minuti la trama confonde e sconvolge lo spettatore. Arte e paura si fondono perfettamente in ogni scena, portando il pubblico all’interno di un’esperienza che trascende dal film stesso. Si segnalano una delle migliori interpretazioni della carriera di Eleonora Giorgi, le ottime musiche di Keith Emerson e gli splendidi effetti speciali, che portano la firma anche del grandissimo Mario Bava.

2. Profondo rosso

Seconda posizione per un altro capolavoro di Dario Argento, Profondo rosso. Un film impreziosito dalla meravigliosa colonna sonora dei Goblin, dagli effetti speciali del tre volte Premio Oscar Carlo Rambaldi, ma soprattutto dalla maestosa regia visionaria del maestro Argento, che nel periodo di massima ispirazione creativa portava la sua estetica ad un livello superiore. Tutti gli omicidi di questo film – come in altre sue fortunate pellicole – vengono commessi dalla sua mano e restano un vero e proprio trattato del cinema di genere. Buone le interpretazioni di David Hammings, Daria Nicolodi, Clara Calamai e Gabriele Lavia, per un capolavoro cult imprescindibile per qualsiasi amante della settima arte.

1. Suspiria

Al primo posto di questa classifica troviamo il pezzo da novanta della filmografia di Dario Argento, ovvero quel grande capolavoro chiamato Suspiria. La trama del film in realtà è molto semplice: una giovane ballerina americana, interpretata da Jessica Harper, si trasferisce in una rinomata scuola di danza a Friburgo, che in realtà è gestita da streghe. In quest’opera la regia di Argento è semplicemente sublime, la sceneggiatura è perfetta e la fotografia, con quei tagli di luci totalmente surreali, è meravigliosa. Inoltre, le musiche ancora una volta affidate ai Goblin sono davvero incredibili ed essenziali nell’accompagnare la narrazione, in un racconto che è paura e terrore allo stato puro. Con Suspiria, Argento abbracciò totalmente il genere horror, scrivendo un pezzo di storia del cinema, che è stato omaggiato con un remake del 2018 da Luca Guadagnino.