Prisma è il nuovo teen drama di Ludovico Bessegato, già creatore di Skam Italia. Scritta insieme ad Alice Urciolo e ambientata a Latina, Prisma mostra le avventure di un gruppo di adolescenti alle prese con la scoperta di sé stessi. Il racconto si sviluppa intorno al rapporto tra Andrea e Marco, due gemelli – entrambi interpretati da Mattia Carrano – all’esterno identici ma intimamente diversissimi: Marco è un ragazzo introverso che fatica ad integrarsi nell’ambiente che lo circonda, mentre Andrea, apparentemente sicuro di sé, affronta la difficile scoperta di un’identità di genere complessa. Nel day after la première romana al Méridien Visconti, abbiamo incontrato Mattia Carrano e Caterina Forza (Nina) per chiedergli tutto – ma proprio tutto – sulla serie disponibile dal 21 settembre su Prime Video.
Che interpretazione date al titolo?
Mattia: In tanti ci hanno chiesto cosa significasse “prisma” e abbiamo dato tutti risposte diverse…
Caterina: Il prisma è qualcosa che mostra i colori che si nascondono nella luce, e la serie fa lo stesso con i diversi aspetti degli adolescenti di oggi. I personaggi non sono monodimensionali ma sfaccettati, sono tutti in qualche modo un prisma.
Mattia: Prisma, infatti, è un prodotto che vale molto perché racconta di ragazzi con tante sfaccettature: ogni personaggio è unico e ha molte cose all’interno di sé. Ludovico (Bessegato ndr.), prima di girare, mi aveva detto una cosa molto bella, cioè che secondo lui Prisma è un po’ come una classe scolastica, in cui tutti sono diversi e fanno le loro cose. Non so dirti se Prisma sia migliore o diversa rispetto ad altre serie, ma penso che racconti tutte queste sfaccettature in modo molto giusto e molto bello.
È stata la vostra prima esperienza in un teen drama, giusto?
Caterina: Si tratta della mia prima esperienza in un prodotto di questo tipo (Caterina ha recitato in 3/19 di Silvio Soldini ndr.), ottenere il ruolo è stato difficile, all’inizio non credevo neanche di farcela.
Mattia: Per me è stata la prima esperienza in assoluto, infatti all’inizio era tutto molto strano, ma Ludovico è stato attento a metterci subito a nostro agio e ora siamo come una piccola famiglia.
Caterina: Ludovico, come si vede anche in Skam, è capace di mettersi nell’ottica degli adolescenti: nella serie gli adulti praticamente non compaiono perché il loro mondo non ci interessa. Anche l’esperienza sul set è stata importante: non posso parlare per gli altri, ma in Nina ho messo molto di me.
Mattia: Quando abbiamo iniziato a girare c’era ancora la zona rossa, abbiamo passato tantissimo tempo insieme in hotel e si è creato un rapporto intenso. Eravamo in tanti ad essere alla prima esperienza in un progetto del genere, l’unico attore più navigato era Lorenzo Zurzolo, che ha fatto Baby.
Nina è un’adolescente lesbica che stringe un rapporto con Andrea, un ragazzo alle prese con la scoperta di un’identità di genere complessa. Come vi siete preparati per interpretare in modo credibile due personaggi ancora così nuovi per il panorama seriale italiano?
Caterina: Mi sono semplicemente ispirata alla realtà. Anche se in Italia non le vediamo spesso sullo schermo, persone come Nina esistono e non sono per forza più difficili da interpretare rispetto ad altre.
Mattia: All’inizio del percorso ho parlato tanto Pietro Turano, attore di Skam e attivista LGBTQ+, che mi ha aiutato molto. Poi ho continuato a lavorare sul personaggio, sia da solo che con l’aiuto di molte persone sul set – soprattutto Alice (Urciolo ndr.) la ragazza che ha ideato e scritto la serie con Ludovico.
Mattia, come è stato interpretare due ruoli?
Mattia: Interpretare un doppio ruolo all’inizio è stato difficile, soprattutto per quanto riguarda la gestione logistica delle scene in cui Marco e Andrea condividono lo schermo. Ho iniziato a prepararmi studiando il linguaggio del corpo dei due gemelli, per caratterizzarli in modo differente. Ho lavorato con loro due tutti i giorni e quindi sono legato ad entrambi, per forza.
Ti senti più vicino a Marco o ad Andrea?
Mattia: All’inizio mi sentivo molto vicino ad Andrea, perché è il personaggio che ho studiato per primo, ma al momento di girare avevo già lavorato su entrambi e quindi non posso dire che ce ne sia uno a cui mi senta più legato.
Come si sviluppa il rapporto tra i personaggi di Nina e Andrea?
Caterina: Il rapporto più importante per Nina, all’interno della serie, è sicuramente quello con Andrea: si insegnano molte cose a vicenda, imparano a scoprirsi e, grazie a questa amicizia, Nina capisce che è importante aprirsi agli altri.
Mattia: È vero, il loro rapporto è importantissimo. Nina per Andrea diventa un punto di riferimento. Prima di conoscere Nina, Andrea non aveva nessuno con cui confrontarsi e sentirsi sé stesso, mentre con lei può parlare di tutto. Non la definirei comunque una guida, il loro è più un rapporto di dare e ricevere.
Anche Raffa, volontario della LGBTQ+ Help Line, è un punto di riferimento per Andrea.
Mattia: Raffa è la prima persona con cui Andrea parla e inizia a scoprire sé stesso, perché è l’unico che sa dargli delle risposte. Nina interviene dopo, ma il loro rapporto è dal vivo.
Perché un rapporto virtuale può essere così importante nella scoperta di sé? Nella serie ci sono diversi rapporti di questo, il più importante è sicuramente quello tra Andrea e Daniele.
Mattia: Andrea instaura questo rapporto con Daniele perché ha paura di mostrarsi, la virtualità è l’unico modo che ha per costruire una relazione senza farsi vedere. Anche il rapporto con Raffa è virtuale: spesso, in casi simili, non farsi vedere può essere una protezione, un modo per parlare più liberamente. Nina è così importante per Andrea perché è la prima persona con cui si apre dal vivo, è una sua compagna di classe.
Oltre a Nina, quali sono i personaggi con cui Andrea instaura rapporti importanti?
Mattia: Sicuramente Daniele, Raffa e Marco, il fratello. Ma anche il rapporto con il padre è importantissimo.
La serie si concentra soprattutto sulle amicizie tra maschi, o tra persone socializzate come tali. Avreste preferito che Nina o Andrea si rapportassero con più personaggi femminili?
Mattia: Secondo me è stata una scelta perfetta, perché la vita di Andrea è quella.
Caterina: Effettivamente la serie si concentra un po’ meno sulle dinamiche femminili, ma ci sono anche molte scene di gruppo in cui Nina non compare perché non ama stare in mezzo a tante persone. La scontrosità di Nina è un po’ una maschera, un modo per nascondersi e non farsi conoscere davvero. La sua amicizia femminile più importante, comunque, è quella con Carola, con cui purtroppo il rapporto rimane sempre un po’ a metà perché, crescendo, le due ragazze si sono allontanate. L’adolescenza è un periodo di cambiamenti enormi e spesso facciamo fatica a capire chi è diverso da noi. Nina, per esempio, non ha mai capito l’attrazione di Carola per i ragazzi e le nuove amicizie che ha stretto al liceo.
Un’altra particolarità di Prisma è che gli eventi non si svolgono a Roma ma a Latina.
Mattia: L’ambiente influisce moltissimo sui personaggi. Latina è stata scelta per molti motivi: è una città relativamente nuova, è stata costruita recentemente, ha cambiato nome tre volte e quindi potremmo attribuirle una sorta di fluidità. Non ha un centro storico e in questo senso è simile alle città americane, che sono un po’ tutte uguali. Ha un grattacielo che è uno dei più alti in Italia. La scrittrice inoltre è di Latina, quindi tutto nasce lì. Latina è importantissima, è una città molto particolare.
Caterina: Non voglio ripetere stereotipi, ma in una città come Roma molti problemi di identità dei personaggi sarebbero stati esplorati in modo per loro meno angosciante. In una città piccola esistono dinamiche che possono creare problemi agli adolescenti: andare a comprare la pillola del giorno dopo, per esempio, è molto difficile in un posto in cui tutti i farmacisti conoscono i tuoi genitori.
Qualcuno trova somiglianze con Euphoria (la serie HBO ideata da Sam Levinson ndr.), siete d’accordo?
Mattia: Da quello che so, la scrittura di Prisma è iniziata prima che andasse in onda Euphoria.
Caterina: Sono una grande fan di Euphoria, ma penso che Prisma, proprio perché è meno estrema, riesca a descrivere in modo davvero realistico l’adolescenza, anche nella leggerezza che accompagna questa età. La forza Prisma è proprio la capacità di parlare di adolescenza in modo inclusivo e realistico.
Foto articolo di Francesco Ormando
Foto Digital Cover Story di Francesco Ormando
Digital Cover Story di Jadeite Studio
Coordinamento redazione: Emanuele Camilli
Ufficio stampa Prime Video: GolinItaly nella figura di Elena Donato