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Tutti gli album dei Queen dal peggiore al migliore

15. Flash Gordon

Più che un’ultima posizione, sarebbe meglio definire questo album come fuori classifica. Flash Gordon è fondamentalmente la colonna sonora dell’omonimo film prodotto da Dino De Laurentis. Un esperimento azzardato per modalità e sonorità del tutto inedite per la band, che aprirà una stagione, quella dei primi anni Ottanta, abbastanza fallimentare per i Queen.

14. Made in Heaven

Discorso analogo può essere fatto per Made in Heaven. Teoricamente stiamo parlando dell’ultimo album dei Queen con Freddie Mercury alla voce, ma sottolineiamo il teoricamente, visto che, osservando la data di pubblicazione, qualcosa non torna. Pubblicato quattro anni dopo la morte di Mercury, questo album è una sorta di taglia e cuci di vecchie registrazioni e demo. Il tono aulico e pacificatore dei Queen in quest’opera non riuscì a superare la drammaticità della mancanza del loro leader.

13. Hot Space

La discografia dei Queen presenta davvero pochi nei, avendo mescolato tantissimi generi e influenze musicali. Ma se c’è un album che possiamo serenamente definire come brutto, questo è Hot Space. In un periodo di profonda crisi identitaria della band, Mercury e compagni pubblicano un lavoro a metà tra il pop e la musica dance, provocando nei fan un vero e proprio senso di totale smarrimento. Ma i Queen restano i Queen e anche in un album fallimentare riescono a tirar fuori un pezzo come Under Pressure con David Bowie.

12. The Miracle

Un album complesso nella sua realizzazione a causa dei problemi personali che i membri della band stavano vivendo in quel periodo. Freddie aveva scoperto la sua sieropositività ed era molto impegnato con i suoi progetti solisti, mentre Brian May stava affrontando una profonda crisi matrimoniale. Il risultato è un album che raggiunge picchi altissimi con singoli come I Want It All e The Miracle, ma che non riesce a tenere il passo in tutte le sue tracce.

11. Jazz

Dalla seconda metà degli anni Settanta i Queen iniziano ad assaporare il gusto del successo planetario e di conseguenza anche il loro stile inizia a virare verso sonorità più commerciali. Jazz è un ottimo album, con brani clamorosi come Don’t Stop Me Now, Bicycle Race e Fat Bottomed Girl, ma risente molto il fatto di essere un anello di congiunzione tra lo stile pomposo e barocco del passato e i nuovi Queen che stanno per nascere. La critica al tempo distrusse questo disco, probabilmente ingiustamente.

10. The Works

Dopo il disastro del precedente Hot Space e una pausa per dedicarsi ai propri progetti individuali, i Queen avevano l’obbligo di produrre un disco all’altezza del loro nome. Il risultato fu The Works, un album confezionato ad hoc per far felici un po’ tutti i fan, grazie a virtuosismi, riff di chitarra hard rock e grandi singoli radiofonici come I Want You Break Free e Radio Ga Ga. Un bel lavoro, ma che pecca di innovazione.

9. Queen

L’album d’esordio della band formata nel 1970 dalle ceneri degli Smile e dall’incontro con il giovane Farrokh Bulsara, detto Freddie. In un certo senso stiamo parlando del manifesto di quella che sarà la prima parte di carriera della band, caratterizzata da influenze progressive e metal e da quello stile pomposo e teatrale che li avrebbe resi delle leggende. Great King Rat e My Fairy King delle perle da riscoprire.

8. The Game

Il disco che segna la svolta identitaria definitiva della band. Se il precedente Jazz era stato un esperimento ibrido riuscito a metà, il successivo The Game dà un taglio netto allo stile glam del passato, anche da punto di vista visivo. Sulla copertina troviamo i Queen con giacche di pelle e capelli corti, a dimostrazione di un cambiamento totale. Il disco all’ascolto risulta semplice e aperto a nuove nicchie di fan, ma contiene al suo interno dei capolavori come Save Me e Play the Game, insieme alle prime hit pop della band, Another One Bites the Dust e Crazy Little Thing Called Love.

7. A Day at the Races

Il biennio 1975-1976 è sicuramente il periodo di massima ispirazione di tutta la discografia dei Queen. A Day at the Races, che originariamente doveva essere il lato B del precedente A Night at the Opera, è un album bellissimo che riflette perfettamente l’animo hard rock e glam che ha reso la band famosa in tutto il mondo. La sola presenza di un brano come Somebody to Love dovrebbe portare quest’album più in alto in classifica, ma il suo grande problema sta proprio nel fatto di non reggere il confronto con il suo predecessore. Una colpa non sua.

6. News of the World 

Siamo ormai all’interno della parte alta di questa classifica che contiene praticamente tutti capolavori. Poiché il precedente A Day at the Races era stato accusato di essere noioso e troppo simile ad A Night at the Opera, i Queen, come hanno fatto svariate volte nella loro carriera, decidono di cambiare strada, producendo un album che abbandona il progressive per dedicarsi totalmente all’hard rock. Probabilmente siamo di fronte al più forte incipit di un album rock di sempre, caratterizzato dal trittico We Will Rock You, We Are the Champions e Sheer Heart Attack. Menzione d’onore per la copertina, la più bella di tutta la discografia dei Queen.

5. Sheer Heart Attack

Un altro album di transizione nella discografia dei Queen, precisamente il terzo lavoro della band. In questo caso però parliamo di una perla totale. Dopo i primi due ottimi lavori di stampo prettamente progressive, i Queen sviluppano una capacità compositiva unica, che porterà alla nascita del genere glam rock. Un album che non si ferma mai e che trova i suoi picchi in Killer Queen, Stone Cold Crazy e Now I’m Here. Per molti l’apice della potenza musicale della storia della band.

4. A Kind of Magic

I fan più radicali dei Queen potrebbero storcere il naso nel vedere A Kind of Magic così in alto in questa classifica, ma la realtà è che stiamo parlando di un album fondamentale. Dopo gli insuccessi della prima metà degli anni Ottanta la band era sul punto di sciogliersi, ma grazie al Live Aid del live precedente i Queen ritrovano unità e si consacrano come la band più importante al mondo di quel periodo. Nato come colonna sonora del film Highlander, il disco è la perfetta sintesi dei Queen della seconda fase di carriera, quelli che riempivano gli stadi e distruggevano ogni record radiofonico.

3. Queen II 

Il secondo album in ordine cronologico nella discografia dei Queen merita il gradino più basso del podio. Un perfetto mix di tutti gli elementi che contraddistinguevano la band agli inizi della loro carriera, riuscendo a mescolare un sound più aggressivo con uno stile magico e a tratti psichedelico. Il concept è stupendo, con un lato A, detto white side, che rappresenta l’animo di Brian May e il lato B, il black side, scritto e musicato da Freddie Mercury. Riascoltato oggi, Queen II suona ancora brillantissimo.

2. Innuendo

Medaglia d’argento per quello che è a tutti gli effetti il requiem dei Queen. Innuendo è infatti l’ultimo album pubblicato prima della morte di Mercury, che ormai affetto da AIDS fu costretto a rivelare ai suoi compagni la sua incurabile malattia. Proprio come i migliori, i Queen decidono di raccontare un finale in grande stile, rievocando le amate atmosfere del passato. La title track è un’opera incredibile, ai livelli di Bohemian Rhapsody e quella The Show Must Go On alla fine del disco commuove ad ogni ascolto a causa della consapevolezza della perdita che sarebbe avvenuta di lì a poco.

1. A Night at the Opera

Forse sarà una scelta scontata, ma in cima a questa classifica non potevamo che trovare A Night at the Opera. Semplicemente un disco perfetto, inimitabile e totalmente innovativo quando nel 1975 fu pubblicato. Ogni amante della musica si è imbattuto almeno una volta in questo incredibile ascolto, che riesce a mescolare almeno una decina di generi come l’hard rock, il progressive, il pop ma anche il jazz e, ovviamente, l’opera classica. Tutte le tracce sono pazzesche, da Death on Two Legs (Dedicated to…) fino all’adattamento dell’inno nazionale inglese God Save the Queen. Di Bohemian Rhapsody preferiamo non dire nulla, ma vi invitiamo a riascoltarla ancora una volta alla fine di questa lettura. Cinque minuti e cinquantacinque secondi spesi sempre bene.