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Liam Gallagher a Lucca: il rito e l’epica di una leggenda

Una scena, su tutte, mi colpì del docufilm Oasis – Knebworth 1996. Colpì me, chi era sul palco e la distesa di persone che vivevano il loro giorno più bello. La scena del sussulto, del grido di Liam Gallagher – ancora più vicino al microfono – su “Now that you’re mine”, del secondo ritornello di Slide Away. Rimasi senza fiato. A Lucca, dopo aver chiesto: «Are there any Oasis fans in da house?», dopo aver sentito il boato, Liam sentenzia: «This is Slide Away». Il desiderio che la inserisse in scaletta è stato esaudito. Come quello di voler essere lì, in quella piazza. Per annuire con convinzione quando si parla di lui come ultima rockstar. Icona senza tempo, nel carisma, nell’umanità che non riesce a contenere. È uno di noi. Two of a kind, appunto. Di quelli che hanno visto scivolare via tanto, cadere a pezzi giorni che immaginavano diversi. Di quelli che si fanno domande ma che continuano a sognare. Perché se dovessimo citare un recente esempio di ritorno in grande stile da parte di una stella del rock praticamente data per morta in termini musicali, non potremmo che fare il suo nome.

Oltre all’evocativa rivisitazione del fu Knebworth 1996 – stavolta senza l’amato/odiato fratello maggiore al suo fianco – Our Kid, soprattutto in patria, ha continuato a macinare un successo dopo l’altro, oltre che a qualche insolito apprezzamento di troppo da parte della critica per C’mon You Know, ad oggi il più sperimentale della discografia solista. Nel 2017, dopo il fallimento di quel breve exploit chiamato Beady Eye, il più piccolo dei Gallagher ha avviato una vera e propria operazione di rebranding, priva di passi falsi e con lo spazio necessario ad un unico protagonista: Liam Gallagher. Dalla comunicazione via social pienamente fedele alla sua personalità, fino alla fidelizzazione conseguita con la propria fanbase di riferimento, attizzando di volta in volta quel fuoco che ancora oggi reclamerebbe la tanto agognata reunion degli Oasis, Liam si è ripreso un passo dopo l’altro il palcoscenico che più gli compete, lo stesso che per qualche anno aveva pensato di poter fare a meno di lui e della sua inconfondibile attitudine. Esibizione dopo esibizione, album dopo album, insomma, Liam ha continuato a confermare il proprio stato di grazia, la sua genuina voglia di mantenere in vita una precisa attitude rock & roll, e quanto accaduto al Lucca Summer Festival negli ultimi giorni ne è solo l’ennesima conferma.

Accompagnato dai Kasabian – orfani della voce di Tom Meighan, ma non per questo meno scoppiettanti – il ritorno di Liam in Italia è stato scandito da un repertorio composto da quanto fatto con gli Oasis, con i Beady Eye e con i suoi tre album da solista, per la gioia di un pubblico sempre più fedele e devoto al cantante inglese, mostrando il meno che minimo segnale di cedimento durante l’esecuzione di diciassette brani complessivi. Perché dopotutto la vera forza del britannico ha sempre risieduto nell’aver saputo mantenere una precisa coerenza di fondo con la propria personalità, senza mai dover scendere a compromessi con chicchessia. Dal 1994 fino ad oggi, infatti, fra alti che sanno di classico e bassi mai troppo indecorosi, risse e live show iconici, matrimoni falliti e insulti familiari, Liam è rimasto sé stesso, scalfito quel poco che basta dal passare del tempo, continuando a seguire l’unica strada in cui ha sempre confidato.