Quando si parla di uomini, e di donne, si parla di esseri composti, esseri che contengono al loro interno altri esseri. Si capisce quindi come una semplificazione sfiorerebbe un omicidio di massa. Le nostre storie, le nostre prospettive, i nostri colori, sono molteplici, così come le nostre capacità, come le nostre identità, un po’ per dirla alla Shyamalan. Tutte le nostre storie vissute ce le portiamo dentro, alcune bruciano ancora, alcune sono storia. Allora da dove nasce il bisogno creativo se non da questo? Potremmo dire che l’arte sia un modo per esprimere tutta questa inafferrabile moltitudine, e potremmo dire che l’artista, in quanto uomo, è una moltitudine, ma ne è anche l’espressione. Ok, non si intendeva essere così sillogistici, ma il punto è che per spiegare il significato dell’album Multitude di un artista incredibilmente kaledoscopico come Stromae, era necessario tutto questo. Perché tutto è indispensabile, per fare arte, anche le pause, le ricadute, oltre le vittorie. Tutto ha un peso, per fare arte. Niente è lasciato al caso e non è possibile semplificare.
Dopo dieci anni di attesa, Stromae torna sull’onda con un album pieno di significato, profondo, tematiche importanti, mature, e di spessore. Dopo il successo planetario di Alors On Danse e di Racine Carrée del 2013, e poi di Papaoutai e Formidable, Multitude, è un disco per gli uomini e le donne che riguarda gli uomini e le donne: 12 tracce inedite scritte e prodotte da Stromae. Era da tanto in effetti che non sentivamo parlare da lui, dopo il lungo tour sold-out nelle arene di tutto il mondo, compreso il Madison Square Garden di New York e al Coachella 2015. Si era preso una pausa dalla musica, Stromae. Si è dedicato alla sua vita, privata e non. In questo periodo di pausa dall’aspetto musicale della sua arte, si era dedicato alla realizzazione del video di Dua Lipa (IDGF) e Billie Eilish. E poi così, come uno fascio colorato scomposto nel tempo, abbiamo sentito il singolo Santé. Come scordarlo dopo aver collezionato 3,5 milioni di stream?
Nella sola prima settimana è diventato il quinto singolo più ascoltato su Spotify, con un video che su YouTube ha accumulato più di 18 milioni di view. La cumbia sudamericana fa da tappeto a questo brano scomposto intervallato da synth e beat. “Let’s have a toast for the conquerors of the worst work hours/For the new parents lulled to sleep by cries/For the insomniacs by trade”. Un’ode dedicata a chi lavora, mentre gli altri festeggiano. La sua musica è ironica, ma allo stesso tempo pungente, provocazioni che giocano sul filo del divertentismo come un circo che al suo interno contiene in realtà crudeltà e disumanità, un sottotesto pesante da vedere, importante da notare. I suoi giochi di parole e il suo range vocale amplificano l’accuratezza della situazione descritta e il richiamo all’inclusività, felicità e rispetto per tutti. E in questo periodo di moltitudine e inclusività ne abbiamo davvero tanto bisogno, soprattutto se a richiamare l’attenzione verso ciò che conta è uno degli artisti internazionali più rilevanti del momento.