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I nostalgici colori di un mondo in bianco e nero in “Belfast” di Branagh

Proprio mentre venti di guerra spirano ad oriente il regista di Belfast Kenneth Branagh ci riporta con la memoria alla fine degli anni Sessanta, quando la sua Irlanda del Nord era una terra pericolosamente sospesa tra Irlanda e Gran Bretagna, tra la fede cattolica e quella protestante. Divisioni e piaghe sociali, come quella della disoccupazione dilagante, hanno prodotto nell’Ulster molte “domeniche sanguinose” come cantava una rock band irlandese, ma non è questo il vero focus di Belfast, dove la cieca ed insensata violenza rimane sullo sfondo. A far da protagonista, più ancora che lo sguardo innocente ma attento del piccolo Buddy, nove anni e innamorato della compagna di classe Catherine e della libertà che gli offre la sua vita semplice, è soprattutto la forte nostalgia che bagna, con un velo di tristezza, ogni dialogo, ogni inquadratura, di una pellicola che per voce del regista è dedicata a «chi è rimasto, chi è partito e chi si è perso». Di Troubles, com’è chiamato eufemisticamente il conflitto nordirlandese, ce ne sono molti ma per una volta il ricordo di quello che c’è è più forte del disagio per tutto ciò che manca: i soldi in primis.

Davanti e non dietro ai problemi ci sono la famiglia, gli amici, i vicini e quel forte tessuto sociale, oggi pericolosamente in via d’estinzione, che fa percepire a colori anche una realtà in bianco e nero e sentire al sicuro pure tra bombe, attentati e opposte fazioni. C’è il papà-eroe che torna ogni due settimane dall’Inghilterra, dove lavora come carpentiere, sempre con una delle tue adorate macchinine in regalo, una madre amorevole e forte, vera roccia della famiglia, pronta a riempirti di baci come a suonartele per ogni marachella, un nonno “filosofo” che ti aiuta con la matematica ma soprattutto con i giganteschi problemi della tua vita di bambino, ed infine una donna dal cuore d’oro, abile a nascondere tutte quella ansie che in profondità la affliggono e che potrebbero turbarti. Vorresti solo essere circondato in eterno da tutto questo, non desideri altro. Ma poi c’è la vita con i suoi dolori, le sue contingenze ed i suoi bivi e tu sei costretto a fare una scelta, ad imboccare una strada, sperando di poter di nuovo un giorno scorrazzare nel vecchio vicolo o magari di sposare, tu che sei protestante, la bella cattolica Catherine.