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Noyz Narcos, 10 cose che abbiamo capito da “Dope Boys Alphabet”

La cultura delle jam è il vero sfondo su cui si muove “Dope Boys Alphabet”

A quanti di voi ancora capita di sparare qualche rima improvvisata tra una birra e l’altra con gli amici? Ebbene, Dope Boys Alphabet risveglia quella tendenza – ormai sopita – che da sempre caratterizza l’universo hip hop. Il mondo delle battle di freestyle, infatti, è il vero sfondo su cui si muove l’intera narrazione della crew più crudele d’Italia. I live show mostrati in pellicola (senza dubbio più simili a vere e proprie jam) si trasformano qui in un’autentica testimonianza di quelle distanze che ci separano da un mondo che oggi non esiste più. Ora, però, qualcuno potrebbe far gentilmente partire la base?

L’originalità paga sempre

In un universo così complesso come quello dell’hip hop che troppo spesso lamenta la presenza di infinite fotocopie – per giunta, troppo impegnate a moltiplicarsi per potersi anche solo riconoscere tali – la formula del collettivo hip hop più hardcore d’Italia si rivela vincente perché ci insegna – ancora una volta – che l’originalità del prodotto – per quanto spontaneo esso possa essere – è quella che alla fine dei conti resiste alla prova del tempo.

Essere controcultura è un orgoglio

La narrativa dei Truceboys prima e del Truceklan dopo, vinse perché fu capace di rappresentare un preciso gruppo sociale, che in quel determinato momento storico si sentì colpito in maniera particolare dalle rime del collettivo romano. Insomma: il Truceklan vinse perché fu capace di parlare la stessa lingua del mondo a cui decise di rivolgersi. E quel mondo non lo ha mai dimenticato.

I videoclip amatoriali in stile “banlieu”

Quanto è stato bello rivedere un giovane Rasty Kilo nel videoclip di M3? Battute a parte, fa quasi tenerezza rivedere quella genuinità in videoclip poco più che amatoriali: non ci sono infatti la professionalità di molti videomaker attivi oggi, né interi quartieri scesi in strada per sostenere il proprio rapper/capopopolo (vedi Rozzano con Paky) ma, nonostante ciò, è comunque possibile percepire la fame ed il valore di un prodotto destinato a rimanere. Un’intera (contro)cultura riassunta in pochi minuti.

Il coraggio di Gel al 2TheBeat

Una regola che non ti diranno mai ad una battle di freestyle è che non esistono regole: si tratta solo di rime. Quello che di primo impatto può sembrare un gioco spietato, non è nient’altro che lo stupido gioco del rap. Lo sapeva bene Gel, che decise di spendere una delle sue rime più incisive su una ferita all’epoca (correva l’anno 2006) ancora troppo fresca per l’opinione pubblica italiana: l’omicidio del piccolo Tommaso Onofri. Se non altro questo ci riporta alla mente tutta la personalità ed il coraggio messi in gioco dal rapper romano, che scontò sulla sua pelle le conseguenze di quell’episodio controverso. E a parte tutto: quanto ci manca il 2TheBeat?

L’eredità di gruppi come il Wu-Tang

Il peso del Truceklan in Italia può essere senz’altro paragonato a quello del Wu-Tang in America: due realtà fortemente identitarie, crude ed originali che non sono mai scese a compromessi con nessuno, forti della propria originalità. Due collettivi che hanno indiscutibilmente rivoluzionato i rispettivi panorami di appartenenza.

“La calda notte” è la perla della cultura hardcore italiana

Il mondo del porno che incontra il mondo del rap, generando un dialogo interessante e soprattutto inedito per questo Paese. Vi ricorda qualcosa? I nomi di Salmo e Villabanks sono i primi a venirci in mente, date le loro recenti collaborazioni con Pornhub per promuovere le rispettive uscite. È bene sapere, allora, che furono proprio Noyz Narcos e Chicoria ad avviare questo trend – circa 16 anni fa – regalandoci una delle perle più singolari della cultura hardcore italiana.

Il valore delle arti figurative non può passare inosservato

Tatuatori professionisti pronti a dare vita a molte delle cover più uniche di quell’epoca. Il valore delle arti figurative non può e non deve passare inosservato, anzi, è bene sottolineare l’importanza che esse ebbero nel processo creativo del gruppo. Un esempio – quello del collettivo – che sarà seguito alla lettera dalla Machete Crew anni dopo.

Quanto è rap Chicoria?

No, scusate, lo ripetiamo in caso non fosse chiaro: ma quanto è rap Chicoria?

Noyz è l’artista più autentico della scena rap italiana

A rimanere perfettamente intatta – dopo tutti questi anni – è appunto l’autenticità di un monumento della doppia H italiana come Noyz Narcos. Il non-personaggio per eccellenza che ha fatto del suo stile e della sua personalità le armi vincenti per entrare definitivamente all’interno dell’agognato Pantheon del rap italiano, con il concreto rischio di non uscirne mai più. Un artista verace, capace di sopravvivere ai numerosi trend susseguitisi negli ultimi 15 anni, senza cambiare di una sola virgola la sua attitudine. Per farla breve: oggi come allora, Noyz è sempre Noyz.