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Perché nel 2022 sarà più difficile ottenere il disco di platino con un singolo?

Che il 2020 sia stato un anno di svolta lo abbiamo visto tutti da tutti i punti di vista: sono cambiate le nostre abitudini, il nostro modo di rapportarci tra di noi e verso l’ambiente che ci circonda, il nostro modo di pensare e di agire. La pandemia è stata solo un acceleratore in realtà di rivoluzioni che erano da mettere in atto da tempo e che aspettavano di esplicarsi e concretizzarsi. A quanto pare il 2020, così come l’attuale 2021 che ci stiamo per lasciare alle spalle, ha rivoluzionato anche il mondo musicale, difatto cambiando notevolmente i famosi numeri che tanto ci terrorizzano e rassicurano allo stesso tempo. I numeri sono la cartina tornasole che permette all’industria di valutare i propri prodotti artistici, permette di investire su un artista piuttosto che su un altro, è il resoconto delle attività dell’artista sui social e la sua capacità di creare pubblico e mantenerlo nel tempo. Nonostante pensiamo che l’arte non si debba ridurre solo a questo tipo di lettura, non ci possiamo esimere dal renderci conto che l’intero sistema è protagonista di un cambiamento epocale a cui gli artisti devono adeguarsi senza perdere di spessore creativo. Una sfida quanto mai difficile da sostenere.

Le condizioni del mercato cambiano in continuazione e sicuramente in questi anni di cambiamenti ne abbiamo visti tanti: a partire dal declino del disco fisico all’innalzamento dei numeri della ven- dita dei vinili che supera gli acquisti dei cd dopo quasi 30 anni, come affermava lo scorso Aprile dal “Sole 24 ore”; abbiamo assistito all’impennata del servizio streaming e contemporaneamente all’attutirsi del download, mentre adesso invece ci apprestiamo ad esplorare la frontiera degli NFT e a capire quanto effettivamente questo tipo di mercato possa essere sostenibile. Per non parlare della rivoluzione nel settore booking degli eventi streaming che (per fortuna) pare non abbia spaz- zato via l’incanto e l’irrinunciabilità dei concerti live. Ma quali sono le conseguenze nell’industria di tali cambi di paradigmi?. Uno dei principali adeguamenti dell’industria è stato messo in atto da Fimi (Federazione Industria Musicale Italiana) che ha di recente cambiato i connotati della classificazione ”Dischi”: dal 2022 infatti le soglie di streaming per aggiudicarsi il disco d’oro e di platino si alzeranno, streams sem- pre proporzionati al numero di download e facente capo ad account premium che effettuano ascolti non inferiori ai 30 secondi. Questo “decreto” riguarda solo i singoli, e non gli album, le cui soglie sono ancora 25.000 per il disco d’oro e 50.000 per il disco di platino. Le soglie dei singoli invece passeranno da 35.000 a 50.000 e per il disco di platino da 70.000 a 100.000. Già nel 2020 abbiamo assistito ad un primo innalzamento della soglia del disco d’oro da 25.000 a 35.000 e del platino da 50.000 a 70.000. Queste modifiche saranno attuate per fermare l’inflazione di questi riconoscimenti.

Ma perchè rischiamo l’inflazione? Il profitto dello streaming si calcola in base al numero di streams effettuati da parte di un account premium, quindi non da un utilizzatore che banalmente non paga mensilmente l’abbonamento alla piattaforma. Negli ultimi periodi, e dalla pandemia in modo particolare, il numero di streaming è schizzato, nonchè quello degli abbona- menti, con la conseguenza che i dischi fisici spariranno dalla circolazione entro il 2022. Stiamo quindi assistendo a una rivoluzione epocale che dagli anni 90 in poi ha investito il mondo della musica, un campo che va a braccetto con le nuove tecnologie e ne fa da specchio. Quindi dal momento che i corridori stanno andando molto più velocemenete rispetto al passato dato l’au- mento di account premium e l’utilizzo delle piattaforme con abbonamento, il traguardo viene spo- stato un po’ più là. Il problema rimane quello dalla parte degli artisti: ci saranno delle policy che modificheranno anche i rapporti tra numero di streams e effettivo profitto a tutela di questi ultimi? Perchè una volta calcolato il profitto bisogna capire anche l’ammontare di royalties che spetta al- l’artista piuttosto che alle discografiche. Ci saranno delle diversificazioni tra artisti emergenti e ar- tisti affermati? Le domande sono moltissime, questa è una di quelle che attanagli tanti artisti e autori che di musica vorrebbero vivere, soprattutto se emergenti e indipendenti. Ma siamo solo all’inizio della rivoluzione e attendiamo speranzosi di vederne i risultati a lungo termine.