Wow. Riconosco che è atipico iniziare una recensione con un “uao” ma dopo aver visto l’opera partorita dalla mente geniale di Zerocalcare, Strappare lungo i bordi, ho faticato a trovare altri termini per esternare ciò che ho provato. Tralasciando la miriade di riferimenti culturali e artistici che l’artista inserisce durante i sei episodi della serie (dalla musica alla cinema, passando per la letteratura e i cartoni animati), Zerocalcare utilizza la propria arte per metterci a disposizione degli strumenti di conoscenza. L’universo animato che ci viene proposto in questa serie, ambientato in una Roma fittizia ma non troppo, vede come protagonista Zero, un ragazzo di 37 anni risiedente a Roma, zona Rebibbia, coinquilino del suo fedele surrogato di coscienza, Armadillo (con la voce di Valerio Mastandrea) che ripercorre la sua vita tramite flashback e aneddoti, ognuno dei quali ricchi di una egual dose di travolgente ilarità e triste consapevolezza. Zero e non Zeno, come ci tiene a sottolineare dopo i ripetuti errori di pronuncia da parte dei suoi compagni di scuola, è un ragazzo che appare agli occhi dei suoi spettatori demotivato, disilluso e privo di stimoli, giunto alla sua età senza aver mai raggiunto un traguardo degno di nota.
Nonostante le peculiarità in apparenza banali di questi personaggi, ho definito all’inizio questa serie geniale e la reputo tale perché, sulla falsa riga di un altro protagonista animato appartenente alla famiglia Netflix, Bojack Horseman, tramite il vissuto di Zero ciascun spettatore percorre un viaggio introspettivo, alla ricerca di risposte e conferme a cui il protagonista cerca disperatamente di giungere, per compensare quella cicatrice di infelicità insita nel suo animo. Nello specifico, la (non) relazione tra Alice e Zero offre lo spunto per rivalutare il tempo che si dedica alle persone a cui si tiene, sprona a dire quella parola in più che spesso ci teniamo per noi, per orgoglio o per paura del riscontro con la realtà, ma che talvolta può essere salvifica, sia per noi stessi che per l’altra persona. Strappare lungo i bordi impartisce una lezione importante ai suoi spettatori: sognare è lecito, è un atto che non si può privare a nessuno, ma la vita è dura, è fatta di ostacoli a volte insormontabili che possono essere superati se vengono affrontati con la giusta dose di volontà, circondati dalle persone a cui si vuole bene; anzi, sono proprio quest’ultime che devono essere salvaguardate prima che possa essere troppo tardi. Beh direi che sarebbe estremamente angosciante terminare con questo tono malinconico, perciò mi sembra doveroso concludere con queste righe: «S’annamo a pija er gelato?».