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Yesterday: 2001. Generazione Z, tra Hollywood e Sol Levante

I più fortunati di tutti quell’anno saranno però gli appassionati cinematografici che avranno la possibilità, nell’arco di 12 mesi, di scatenarsi con la celeberrima commedia musicale The Blues Brothers, assistere al più epico capitolo della lotta tra Jedi e Impero Galattico con l’Impero colpisce ancora, tirare i pugni come De Niro nel più bel film sportivo di sempre, Toro Scatenato, ed infine trattenere il fiato tra neve, sangue ed asce con il thriller a tinte horror Shining.

«Hello world». Con questo saluto debutta sul web l’enciclopedia che manderà in pensione dopo 250 anni la creazione dei francesi Diderot e D’Alambert, nel frattempo sugli scaffali dei neonati Apple Store in giro per il mondo giunge l’iPod al rivoluzionario grido di «più di mille canzoni nella tua tasca», il tutto mentre gli italiani, quando non sono «tutti in piedi sul divano» ad esultare per i successi fragorosi di Rossi e la Rossa, stanno comodamente distesi a guardare la seconda stagione di un popolarissimo reality show made in USA dall’inquietante titolo orwelliano Big Brother. Superato definitivamente il cyber-pericolo del millennium bug, il mondo è pronto ad abbracciare con entusiasmo la libertà e la prosperità che il terzo millennio promette loro. Certo non proprio tutto è rose e fiori: il pericolo della “mucca pazza” raggiunge anche i mercati nostrani e a Genova un indecente spettacolo va in scena a contorno del forum politico che riunisce i leader delle prime otto economie mondiali. Poi però giunge l’11 settembre, la giornata che ha proiettato per davvero l’umanità nel XXI secolo – con un inquietante biglietto d’invito – con 619 giorni di ritardo. Quelle luci che – dopo un secolo di tragedie – dovevano illuminare definitivamente il pianeta non sono del tutto scomparse ma sempre più nubi si addensano all’orizzonte. Prova a risollevarci il morale l’industria cinematografica che presenta una carrellata di titoli buoni per ogni palato: Donnie Darko, Vanilla Sky, Il Favoloso mondo di Amelie, I Tenenbaum, The Others, Hannibal, Zoolander, Il diario di Bridget Jones (…) e l’inizio della saga del piccolo mago con la cicatrice e gli occhiali. Un ottimo modo per gli appassionati di cinema di riprendersi dalla notizia della fine della love story tra le stelle di Hollywood Tom Cruise e Nicole Kidman.

La Compagnia dell’Anello – Peter Jackson

È il 17 gennaio quando la petroliera Jessica carica per oltre 900 mila litri di gasolio si incaglia, per un errore di rotta, a largo dell’Arcipelago ecuadoriano delle Galapagos provocando la fuoriuscita di una mortale chiazza nera dell’estensione di oltre 1000 chilometri. Ad aumentare la portata del disastro è il fatto che le Galapagos sono uno dei paradisi della biodiversità terrestre, ospitando specie autoctone uniche al mondo come la celeberrima tartaruga gigante. La sua biodiversità è così straordinaria tanto che nel 1835 l’isola fu raggiunta, a bordo del brigantino Beagle, dal grande teorico dell’evoluzione Charles Darwin per le sue ricerche. L’ambientalismo è il vero tema del XXI ed è anche, per la sorpresa di molti, uno dei temi principali di una delle più grandi saghe fantasy di tutti i tempi, Il Signore degli Anelli, che quell’anno esce nelle sale con il primo dei suoi tre capitoli: La Compagnia dell’Anello. La lotta tra Bene e Male attorno alla quale ruota l’intero ciclo si manifesta infatti anche attraverso la contrapposizione tra la Natura e la tecnologia distruttiva dell’uomo. Il Male è incarnato dalle due Torri, Mordor e Isengard, caratterizzate entrambe dalla distruzione della natura per far spazio alle fucine e alle industrie. Se Mordor è l’incarnazione del male assoluto, rappresentato da una piana deserta e rocciosa, dove non cresce vegetazione, dominata da un vulcano sempre attivo, Isengard è il simbolo della degenerazione dettata dalla volontà umana di piegare la natura per seguire i propri scopi di potere. Saruman stravolge il volto di Isengard, un tempo una valle verdeggiante, e la trasforma in una fucina industriale di armi, macchine da guerra e orchi. Le foreste vengono distrutte, e il legno usato per alimentare le fornaci, dissestando l’equilibrio della natura deturpandone la bellezza. La Natura, avremo poi modo di vedere, sarà capace di ribellarsi allo sfruttamento indebito, è il caso di Barbalbero e degli Ent, simboli dell’indomabilità di quest’ultima di fronte ai progetti di chi tenta di alterarne l’equilibrio con la forza. L’insegnamento del Signore degli Anelli è chiaro: la Natura è un dono, e come tale l’uomo deve rispettarla.

A Beautiful Mind – Ron Howard

Mancano 13 giri al termine della gara di Formula CART sul circuito-anello del Lausitzring in Germania. Zanardi a gomme fredde perde il controllo dell’auto all’uscita dei box finendo per invadere orizzontalmente la carreggiata. Per sua sfortuna a massima velocità giunge l’auto del canadese Alex Tagliani che non può evitare l’impatto e squarcia letteralmente in due l’auto di Alessandro così come purtroppo anche le sue gambe. Nessuno crede che l’ex pilota di Formula 1 possa sopravvivere ad un impatto ed un’emorragia del genere ma questa è invece solo la prima delle tante sfide impossibili che Alex affronterà durante la sua vita, diventando un esempio di determinazione e coraggio a livello internazionale. Il passo dalle quattroruote alle equazioni differenziali paraboliche, derivate parziali e alla meccanica quantistica può sembrare ampio ma, attraverso la vita del genio matematico e Premio Nobel John Nash (interpretato da Russel Crowe), ripercorsa dalla pellicola di Ron Howard, è invece possibile imbattersi in un’ulteriore dimostrazione di quali grandiose imprese la forza di volontà sia in grado di farci compiere: in questo caso addirittura abbattere le barriere della malattia mentale. John Nash aveva solo 30 anni quando gli venne diagnosticata una schizofrenia paranoica. Il peso di una tremenda malattia si abbatté sulle ambizioni della sua mente straordinaria. Dopo anni di terribili trattamenti che miravano ad aiutarlo a superare la sua malattia, Nash riuscì a tenere a bada i suoi sintomi, imparando a convivere con le voci dentro la sua testa e con le allucinazioni. John sentiva dei mormorii o il più delle volte aveva visioni di messaggi criptati provenienti da extraterrestri o da spie russe, la convinzione di essere l’imperatore dell’Antartide, il piede sinistro di Dio oppure di essere il capo di un governo universale. Nash fu, nonostante tutto, in grado di gestire il suo profondo disagio, la tremenda incapacità di distinguere la realtà dall’immaginazione e, nel 1994, di aggiudicarsi il Nobel per l’economia grazie alla celeberrima teoria dei giochi. Il suo amore per la vita, la matematica ma anche per la moglie Alicia (interpretata da Jennifer Connelly) sono ben rappresentate nella pellicola: «è soltanto nelle misteriose equazioni dell’amore che si può trovare ogni ragione logica. Io sono qui grazie a te. Tu sei la ragione per cui io esisto. Tu sei tutte le mie ragioni», sono le parole che egli recita ricevendo il premio più ambito. Due vite tragiche accomunate non tanto da medaglie, riconoscimenti e trionfi quanto piuttosto da storie che trasudano di vera umanità, capaci di insegnare come poche altre il valore della sofferenza.

Mulholland Drive – David Lynch

Una fitta nebbia la mattina dell’8 ottobre avvolge l’area dell’aeroporto Milano-Linate. L’aereo passeggeri della compagnia Scandinavia Airlines, con mezz’ora di ritardo, è in fase di decollo quando un Cessna privato entra erroneamente sulla pista contromano. L’impatto tremendo uccide gli occupanti del Cessna e danneggia l’aereo di linea al punto da impedirgli di completare il decollo, facendolo schiantare violentemente contro un edificio adibito allo smistamento bagagli situato sul prolungamento della pista. Il bilancio finale di 118 decessi lo classifica tristemente come il disastro aereo con il più alto numero di vittime mai occorso in Italia. Uno scontro, come quello raccontato dal maestro dell’onirico David Lynch. Mulholland Drive è la strada di Hollywood dove avviene l’incidente (automobilistico) che coinvolge una donna la quale, a causa dell’urto tra le macchine, perde la memoria. Questa donna, spaventata e ferita, si introduce in una casa apparentemente disabitata. Nell’abitazione conosce la nipote della proprietaria, Betty, un’aspirante attrice appena approdata a Los Angeles che decide di ospitarla e di aiutarla, nonostante la donna dichiari di non ricordarsi nulla, nemmeno il proprio nome. Nonostante questa amnesia, la donna decide di farsi chiamare Rita e, assieme a Betty, cerca di far luce sul suo passato. Parallelamente Betty partecipa ad un casting di un film in cui domina la scena e suscita nei produttori un grande interesse. Dopo quasi 90 minuti trascorsi all’insegna del sogno e della menzogna giunge il momento della tragica realtà. Betty è una ragazza di Deep River (Ontario) che vuole diventare un’attrice. Sua zia Ruth, che era di Los Angeles, le ha lasciato un’eredità che convince Diane a trasferirvisi per tentare di entrare nel mondo nel cinema. Durante i primi casting e precisamente sul set del film “La storia di Sylvia North”, incontra Camilla Rhodes (Rita), che riesce ad ottenere il ruolo che le darà la celebrità, mentre lei viene scartata. Le due diventano amiche, poi amanti. Camilla aiuta Diane ad ottenere piccole parti nei suoi film, fino a quando non si innamora del regista, Adam. Quando Diane apprende che Camilla sposerà Adam, gelosa e preda dell’ira, usa i soldi della zia per commissionare l’omicidio di Camilla. Due mondi idealmente paralleli finiscono anche qui per entrare accidentalmente e dolorosamente in collisione avvolti da una fitta nebbia, in questo caso mentale, il cui scopo è quello – impossibile – di cancellare le fosche tinte di un’insopportabile tragedia.  

La città incantata – Hayao Miyazaki

L’onda lunga dell’11 settembre produce, tra i suoi effetti più deteriori, lo scoppio del conflitto iracheno. Sotto l’etichetta di Guerra al terrorismo gli Stati Uniti promuovono e giustificano una serie di feroci azioni in risposta al tremendo attentato terroristico che ha scosso profondamente la nazione americana. Occupatisi dapprima dell’Afghanistan, patria di Bin Laden, il mandante della strage di settembre, l’azione di Washington è poi proseguita, puntando il dito verso altri stati canaglia. Su tutti l’Iraq del dittatore Saddam Hussein invaso nel marzo 2003 per la presunta presenza sul suo territorio di armi di distruzioni di massa e una altrettanto ipotetica connivenza del governo locale con la cellula terroristica di Al Qaida. Tutta questa violenza sembra stridere con la vicenda di una piccola bambina capricciosa che, complice l’imbocco di una strada sbagliata, inizia un memorabile viaggio formativo all’interno di una città abitata da spiriti (yokai), dove imparerà il valore dell’amore, dell’amicizia e della solidarietà. La firma del capolavoro assoluto La città incantata è però del maestro dell’animazione giapponese Hayao Miyazaki. Il film – uscito in sala al di fuori del Sol Levante con un anno di ritardo rispetto al lancio – sarà candidato all’Oscar per la miglior animazione solo nel 2003. La città incantata trionferà, senza però il suo creatore, fermo nella sua decisione di non salire sul palco proprio a causa dello scoppio della guerra in Iraq. Il sospetto non giustifica l’abuso di potere degli USA, questo è il pensiero del grande Miyazaki il quale, attraverso la sua sterminata produzione, si era eretto a simbolo vivente di tematiche quali pacifismo, ambientalismo, femminismo (…) e che, pur di fronte al più grande riconoscimento della carriera, non è sceso a compromessi, rifiutandosi seccamente di visitare il paese che ai suoi occhi (e non solo) stava immotivatamente bombardando il Medio Oriente.


Illustrazioni di Francesco Moffa