«Non c’è cattivo più cattivo di un buono quando diventa cattivo», diceva Bud Spencer a Terence Hill, armato di una noce di cocco, in Chi trova un amico, trova un tesoro del 1981. La frase è diventata una vera e propria espressione simbolica per descrivere quelle persone tendenzialmente buone che non bisogna far irritare. Spesso e volentieri viene ostentata dai tipici fan di Vin Diesel e Chuck Norris per intimidire il prossimo, a mo’ di monito. La frase, però, può, in un certo senso, essere accostata a una condizione di repressione specifica di molti personaggi della storia del cinema e delle serie TV: la storia di Walter White nella serie Breaking Bad è esemplificativa da questo punto di vista. Così come Walter White, un apparente signor nessuno agli occhi dei suoi cari, anche Hutch Mansell, protagonista di Io sono nessuno interpretato da Bob Odenkirk, sembra partire da questa premessa. Il suo sviluppo sembra essere quello di un americano che viene sminuito per la sua attitudine non violenta e che, nel corso del film, farà esplodere la sua rabbia repressa a causa di un avvenimento rilevante. A discapito delle aspettative, il regista Il’ja Najšuller (Hardcore!) e lo sceneggiatore Derek Kolstad, creatore di John Wick, hanno optato per un background e uno sviluppo ben diversi. Questo potrebbe apparire come un punto a favore della pellicola: il problema sta nell’insensatezza di molte scelte e nella quasi assenza di empatia che si prova per il protagonista.
Hutch Mansell non è, infatti, un padre di famiglia mite e comune, bensì un ex collaboratore dell’FBI, organo all’interno del quale lavorava insieme al padre e al fratello, dai modi sanguinolenti e criminali che per anni ha cercato di condurre una vita normale, reprimendo la sua natura violenta. Una rapina subita nel cuore della notte farà rinascere in lui l’ardore per il suo vecchio lavoro. Come anche per John Wick, le sue azioni lo porteranno a mettersi nei guai con dei pezzi grossi della malavita. La differenza abissale fra i due film sta proprio nella costruzione dei due protagonisti: John Wick cerca in tutti i modi di condurre una vita normale e tranquilla, sperando di non dover mai ritornare sui suoi passi; Hutch, al contrario, non vede l’ora di spezzare l’osso del collo a qualcuno che possa minimamente provocarlo. È questo il motivo principale della poca empatia che si prova per il personaggio interpretato da Bob Odenkirk, lodevole, comunque, per la buona prova attoriale. La cosa più grave è che questa problematica reca danno anche al vero perno del film: le scene d’azione. Nonostante siano girate bene, l’insensatezza che sta alla base di esse e il loro essere troppo sopra le righe, che le avvicina di più a quelle di Io vi troverò piuttosto che di John Wick, le rende pompose, fini a sé stesse e un po’ ripetitive, al limite del noioso. Il film cerca di fare il filo alla trilogia di John Wick, fallendo miseramente. Nonostante i due universi condividano la stessa penna, la forza narrativa della trilogia con Keanu Reeves è ben diversa. Per quanto le scene d’azione in Io sono nessuno vantino una brutalità e spettacolarità maggiori, la struttura narrativa che le precede è così debole da affievolirne i pregi.