dark mode light mode Search Menu
Search

L’importanza della verità per Vale LP

Fare musica nel 2021 richiede l’assoluta consapevolezza di ciò che si vuole essere, prima ancora di ciò che si vuole fare. Rapportarsi all’ormai inflazionato mercato musicale italiano presuppone la convinzione di portare un prodotto unico e distinguibile. Valentina Sanseverino, in arte Vale LP e classe 99, sta spuntando una ad una tutte le condizioni necessarie per non perdersi nel brulichio di artisti emergenti, riuscendo ad emergere e intraprendere la propria carriera. La consapevolezza con cui mi racconta il suo percorso ed il suo ultimo singolo, Amerika, non lascia spazio a fraintendimenti o perplessità sulla sua veridicità artistica.

Amerika è un pezzo che da subito si presenta quasi generazionale, visto anche il periodo storico, ciò che racconti nel brano è qualcosa in cui possiamo rivederci in tanti.
Amerika si sposta più che su una relazione, sui sentimenti che proviamo quasi in maniera egoistica ed individuale quando ci innamoriamo. Per me innamorarsi è un verbo riflessivo, io mi innamoro di come sto quando sto con te o quello che mi fai sentire tu. Parla di una relazione che non soffre la distanza ma si nutre di essa per provare determinati contesti emotivi. Il mood, la scelta stilistica e il tappeto musicale sono tutte cose volute che richiamano un movimento, una corsa frenetica che non dà il tempo di pensare a ciò che si sta facendo, e portano a lasciarsi trasportare e a far parlare le emozioni senza aver paura di provarle.

Anche il visual video da questa sensazione. Te ne sei occupata tu personalmente?
Mi piace lavorare alla musica, mi fa stare bene, così come scrivere il video. Non per prendermene il merito, ma io mi affeziono molto a ciò che faccio, per me la musica è sicuramente principale perché è il mezzo con cui comunico, però tutto ciò che accompagna la musica è importante. Il video rappresenta proprio Amerika: la paura di provare delle cose, però devo assecondare questo sentimento e provarlo. I cavalli mi hanno sempre affascinata e, inoltre, mi piace che il video faccia uno switch sulla seconda strofa, quando cercano di ucciderli ed è tutto coerente con il messaggio che volevo trasmettere. C’è una fine, ma è bello anche il percorso.

Nell’ultimo anno qualcuno può aver ricevuti meno stimoli e qualcuno di più. Se dovessi dire alcuni artisti che ti ispirano o che hanno avuto un forte impatto sul tuo percorso quali sarebbero?
Questa è una domanda alla quale faccio fatica a rispondere perchè non riesco a definire la mia musica, io la aggettivo come terapeutica. Un artista mi ispira più per il mood di vita, per il messaggio piuttosto che per il genere. Mi sento vicina a figure come Loredana Bertè, in Italia, che a sessant’anni sale sul palco di Sanremo con la minigonna e ha quella grinta di quando ha scritto Dedicato, ci vedo la verità. Sono anche diverse e inconcepibili nell’insieme le varie persone che mi ispirano e stimolano, i miei artisti preferiti sono Pino Daniele e Kanye West, per farti capire il dualismo e bipolarismo che mi sento dentro.

Quindi fai musica prima ancora per te stessa che per gli altri?
Si, quello è il filo conduttore che unisce sia i pezzi già usciti, sia quelli nuovi. Io se mi sfogo non do consigli, esprimo me stessa e come me la vivo. Non faccio musica per essere capita dagli altri.

Penso che collaborare con CoCo abbia portato più attenzione su di te e sulla tua musica.
Ho collaborato con CoCo perché sentivo in lui una forte verità comunicativa. Io abito a Caserta e ricordo che obbligavo la gente ad ascoltarlo, ma nessuno mi capiva. Ricordo che io e Lil Jolie ci ritrovammo ad aprire una sua serata nelle nostre zone, poi ci incontrammo e lui mi ringraziò e c’era questa situazione particolare tra super fan ed artista. Quando l’ho conosciuto ero ancora in una forma embrionale, poi grazie all’uscita dell’EP ho cominciato a lavorare con dei produttori di Napoli che lavorano da sempre con Corrado e, stando insieme in studio, è nato il pezzo nel modo più naturale possibile.

Con quali artisti vorresti collaborare?
Io riesco a relazionarmi in ambito musicale solo se c’è un rapporto umano prima, devo conoscere la persona con cui sto lavorando perchè gli stimoli sono più veri, sinceri e spontanei. Ci sono artisti con cui vorrei lavorare, però non voglio forzare niente e aspetto che i nostri cammini combacino. Bisogna portare rispetto alla musica, io mi sentirei super cringe a scrivere a qualcuno per dirgli facciamo un pezzo insieme, non credo vada cosi o almeno non voglio vada così per me. Mi limito a vivere le situazioni per quello che sono, poi se conosco qualcuno e mi ci trovo bene e c’è empatia per poi lavorare in modo vero.

Hai già avuto modo di suonare dal vivo?
Ho avuto poche occasioni, ho voglia di cantare live perchè alla fine faccio musica per questo, non sono felice se la tiriamo fuori e poi non la suoniamo dal vivo. Io ho voglia di suonare con la gente, per la gente e insieme alla gente. In quelle poche occasioni che ho avuto però ho capito quello che voglio. Un mio primo live lo immagino in un posto all’aperto, perchè i posti chiusi mi danno l’ansia. Lo farei o a Napoli o Caserta e mi piacerebbe approcciarmi ad un pubblico più piccolo, anche per conoscermi durante i live. Voglio imparare a sentirmi a mio agio cantando davanti alle persone.

Torniamo ora all’America, intesa come Stati Uniti questa volta, quanto attingi a questo Paese per la tua scrittura?
Nel brano c’è sicuramente un’accezione personale all’America, non perchè ci sia stata, bensì il contrario. Amerika vede protagonista la persona a cui parlo: ogni mio brano è il resoconto di qualcosa che non sono riuscita a dire a delle persone. Quella che mi sono immaginata io è un’America in cui mi sento a disagio ed i vocalizzi che si sentono nel pezzo cercano di descrivere l’emozione che provi uscendo dalla metro e vedendo i grattacieli che prima di allora per te erano solo in uno schermo. Poi ci sono i riferimenti agli stati che ho citato; Chicago me la sono immaginata super creepy e violenta, il Michigan invece ho scoperto essere lo stato in cui si registrassero meno rumori in tutti gli Stati Uniti. Chicago è la guerra che ci facevamo e ora invece mi fai sentire il Michigan.

Come Valentina quali sono i tuoi progetti per il futuro?
La mia vita ora mi vede impegnata in un percorso universitario di Economia e Management, però ho voglia di trasferirmi e iniziare un nuovo capitolo della mia vita che vede protagonista la musica. Io ancora non riesco a definirla il mio lavoro, nonostante le agevolazioni che porta e di cui sono contenta. Spero di finire al più presto l’università, andare via, prendere una casa mia e trovare il mio ritmo produttivo. Sto lavorando a dei progetti nuovi, Amerika apre il sipario ad un progetto che racchiude l’ultimo periodo della mia vita e in cui ho sentito dentro di me tante cose belle. In questo nuovo progetto, piccolo spoiler, non ho collaborazioni proprio perchè volevo che la gente che mi segue possa capire il mio progresso.

Una cosa che mi ha colpito ora che stai parlando, senza fare musica, è che tu crei molte immagini nella testa di chi ti ascolta. Se tu dovessi scegliere un film che fa capire meglio chi sei quale sarebbe questo film?
(Ci pensa per qualche secondo ndr.). Uno in cui mi sono identificata tantissimo è The Truman Show. Io cerco sempre la verità, è come quando lui si accorge che ci sono quelle tre persone ogni giorno a dirgli “buongiorno”, “buon pomeriggio” e “buonasera”. Il mio creare immagini chiare è il risultato di scoprire intorno a me le cose che capisco. Io mi sento un po’ in un mondo in cui qualcuno mi sta facendo una mega trappola. Quello descrive il mio mood di vita, mi fa stare bene, perchè ho tanta consapevolezza di chi sono in realtà e il fatto che non ce l’abbia sul mondo che mi circonda non mi fa paura, anzi mi stimola anche nelle situazioni.

E uno che fa capire chi vorresti essere?
Quello che vorrei essere è un altro film a cui sono legata, Il Grande Gatsby. In chi vorrei essere ho identificato il mio punto finale, vorrei essere quella persona che guarda il faro e si rende conto che siamo solo barche che navigano in un mare, e va bene cosi, con l’accettazione di essere così nel mondo.