Il cammino di Ghemon verso l’uscita definitiva dall’essere un artista di nicchia passa anche da una visione di come si sono evoluti i suoi personali numeri sulle varie piattaforme di streaming. Facendo un confronto alla pari rispetto alla sua partecipazione a Sanremo di due anni fa, i dati sono letteralmente triplicati confrontando le prime 24 ore dalla pubblicazione dei brani in gara. E siccome questi sono i soli dati che contano ormai da anni, al di là della classifica generale resa nota ieri sera che per il momento non lo premia, non ha di che lamentarsi direi.
La mitologia assegna ai capelli una simbologia legata alla forza, e tu quest’anno li hai decisamente fatti allungare.
È una bella lettura questa e io mi sento in effetti particolarmente in forze. Credo di essere arrivato ad un punto della mia strada in cui il dentro ed il fuori corrispondono. Vedo finalmente nello specchio la persona che sentivo di essere. Ieri mi hanno chiesto se ora mi ami di più, ma io mi vedo più come un amico.
In che momento della tua vita artistica sei?
Sono in un momento positivo e di grande consapevolezza. Sto per compiere 39 anni, sono al mio settimo disco (ma dodicesimo lavoro in generale ndr.). Insomma, ho visto un sacco di acqua scorrere sotto i ponti. Ma soprattutto mi conosco di più: l’ultimo anno l’ho usato per guardarmi dentro come uomo, per capire quali erano i miei punti di forza ed imparare ad essere grato per le cose che ho nella mia vita di tutti i giorni. Arrivo qui in uno stato di forma mentale e fisica di cui sono contento e soddisfatto, poi i normali sali e scendi dei primi due giorni di Sanremo per me sono un gioco.
Qual è stato invece il momento più difficile della tua vita?
La musica ha comportato molti momenti difficili, soprattutto quando questa non viene capita fino in fono, ma da quelli ti rialzi perché un vincente è un perdente che non ha mollato. L’altro momento difficile della mia vita è stato quello della depressione, ne ho parlato a lungo, cercando di fare condivisione ed informazione su questo argomento. Oggi sono un’altra persona perché quel momento mi ha costretto a lavorare tantissimo su me stesso.
Quando è nata Momento perfetto?
L’ho iniziata a scrivere il 5 giugno, ho ancora la nota vocale sull’iPhone. Venivo da un disco uscito in piena pandemia, con delle speranze del tutto disattese visto il periodo, ma invece di lamentarmi, in quel momento mi sono sentito forte, felice, grato, voglioso di dire con leggerezza: è il mio momento e voglio andare avanti. Ecco, la canzone racconta proprio quello stato d’animo.
Interessante anche il video che accompagna il brano, si rifà ai Blues Brothers.
Il video è proprio un tributo a loro ed in particolare alla scena in cui Aretha Franklin canta Think. Questo perché nell’insieme mi mettono una grandissima allegria, gioia e volevo replicare l’atmosfera nel video facendo un omaggio a loro. Poi riuscire a fare in questo momento un video tutti insieme rispettando le regole non è facile, ma è esattamente come lo avevo immaginato.
La strategia social pre-festival si è basata sulla pubblicazione di video in cui ingaggi scherzosamente varie categorie di amici e parenti per chiedere i loro voti.
L’idea è stata mia e di un componente del mio management; due minuti dopo averla pensata l’abbiamo realizzata. Io sono una persona ironica ed autoironica, in un’altra vita sarei stato probabilmente un comico e strappare un sorriso alle persone mi dà la stessa gioia che mi dà emozionarle con una canzone. Comunque tornando alla campagna social, non mi sono rimaste molte categorie da chiamare. Zii, parenti all’estero, amici del calcetto: li ho chiamati tutti. Mentre alle ex fidanzate, specie a qualcuna, forse è meglio non telefonare (ride ndr.).
Ieri il soul dei giovani è andato avanti con Shorty e Wrongonyou, forse merito anche di quello che hai seminato tu. Dici che potrebbe essere il momento perfetto per il soul italiano?
È un genere giusto, dinamico e negli ultimi anni, soprattutto grazie allo streaming, c’è stata l’infusione del pop con l’R&B ed il soul. Non a caso Beyoncé, Rihanna, Lady Gaga e Taylor Swift hanno la stessa vocalità. Poi non so se diventerà un movimento equiparabile alla trap, ma di fatto il soul sta prendendo piede anche tra i giovani ed è un segnale positivo.
E il penultimo posto nella classifica generale come l’hai preso?
Io ho sempre cercato di dire qualcosa di nuovo, prima nel rap e dopo in generale nell’ambito della musica italiana. Poi la classifica questa mattina l’ho vista anch’io, ma chiunque dieci anni fa mi avesse detto che avrei partecipato due volte a Sanremo, prima con un brano come Rose viola, poi con Mondo perfetto, l’avrei preso per pazzo. Quindi mi sento di dire che sono soddisfatto così.