10. Tame Impala, The Slow Rush
A 5 anni da Currents, la band di Kevin Parker è tornata per deliziarci con The Slow Rush. Anticipato dai singoli Borderline, It Might Me Time, Poshomous Forgiveness e Lost in Yesterday, l’ultimo progetto discografico dei Tame Impala concentra in 57 minuti sonorità che arrivano dagli anni Settanta e Ottanta. Un album ricco di synth, manierismi, falsetti e riverberi che riconferma l’estro e la creatività di Kevin Parker e co.
9. Miley Cyrus, Plastic Hearts
Miley Cyrus ormai è diventata grande e – mullet a parte – quella del 2020 è una delle sue versioni migliori. Il settimo album in studio della cantante, pubblicato a fine novembre, è un progetto pop che strizza l’occhio al rock e che ci conferma che Miley è davvero cresciuta ed è in grado di muoversi in diversi generi. Plastic Hearts racconta la vita di una donna indipendente alle prese con i suoi ex e il desiderio di vivere nuove passioni senza catene. Diverse tracce del disco, tra l’altro, sono scritte in collaborazione con il frontman degli OneRepublic, Ryan Tedder. Inoltre, il featuring di Miley e Dua Lipa in Prisoner è uno dei più belli di quest’anno e da un bel pugno in faccia alla vita. Perché anche se fa dei brutti scherzi, Miley ha imparato a rialzarsi e a prendersi la sua rivincita.
8. The Strokes, The New Abnormal
Il ritorno degli Strokes era uno dei più attesi e, alla fine di questo strano 2020, è stato anche uno dei più convincenti per quanto riguarda il panorama indie rock americano. La band di Julian Casablancas ha pubblicato un disco il cui titolo riassume alla perfezione l’anno che sta per concludersi. Il sesto album in studio degli Strokes racconta perfettamente chi sono stati, chi sono e chi saranno. Tra synth, le immancabili chitarre e i suoni che ci ricordano molto gli anni Ottanta, Julian e soci ci mostrano in che direzione stia andando la loro musica. E speriamo che per il prossimo disco non dovremo aspettare altri 7 anni.
7. Fiona Apple, Fetch the Bolt Cutter
Se c’è un disco del 2020 su cui quasi tutti sono d’accordo, questo è Fetch the Bolt Cutter di Fiona Apple. Dopo varie vicissitudini legate alla pubblicazione, il suo quinto album in studio è uscito a distanza di ben 8 anni dal suo precedente lavoro, The Idler Wheel. Infondo, però, a chi importa che sono passati così tanti anni se il nuovo album di Fiona è un piccolo capolavoro composto da 13 brani per 51 minuti di ascolto? Probabilmente a nessuno. Ed è proprio questo che Fetch the Bolt Cutter merita di stare in questa classifica. Un disco casalingo – è stato registrato a casa della cantautrice a Venice Beach in California – dove la voce di Fiona sembra quasi fluttuare sulle melodie e amalgamarsi perfettamente con il pianoforte, la batteria e tutti gli altri strumenti. Un album da ascoltare ad occhi chiusi, per lasciarsi cullare.
6. Dua Lipa, Future Nostalgia
Il 2020 è stato l’anno di Dua Lipa e chi dice il contrario mente sapendo di mentire. Future Nostalgia non solo è l’album che ci ha fatto ballare durante il primo lockdown, ma è anche quello che è ha continuato a sorprenderci nel corso di tutto l’anno. Dopo Club Future Nostalgia e la collaborazione con Da Baby per una nuova versione di Levitating, la popstar inglese ha lasciato tutti senza parole con il suo livestream Studio 2054. Inutile dirvi che se non avete ancora ascoltato le 13 tracce del suo secondo progetto discografico siete dei folli. Per recuperare, mettete Spotify a tutto volute e godetevi questo mix di pop, electro e musica dance con cui Dua Lipa porta all’attenzione del pubblico tematiche come l’emancipazione e l’empowerment femminile.
5. Run The Jewels, RTJ4
Come avevamo detto sei mesi fa, i Run The Jewels non sono proprio dei draghi in fatto di creatività quando si parla di titoli per gli album. Quello che conta davvero, però, è che RTJ4 è entrato nel cuore della nostra giuria d’eccezione e si è aggiudicato il quinto posto. Pubblicato inizialmente in free download, il quarto album in studio di El-P e Killer Mike è un racconto crudo e concreto, tra passato e presente. RTJ4 pone l’accento su tematiche importanti e la sua risonanza è stata ancora più forte, essendo uscito in concomitanza dei movimenti Black Lives Matter a seguito della morte di George Floyd. A distanza di sei mesi, riconfermiamo quando questo progetto sia tra i migliori del 2020.
4. The 1975, Notes on a Conditional Form
La pubblicazione del quarto album in studio dei 1975 è paragonabile ad un’epopea. Doveva uscire il 13 gennaio, ma poi hanno deciso che no, andava tutto rinviato al 24 aprile. A marzo è iniziata la pandemia quindi la band ha ben pensato di far slittare la pubblicazione di un altro mese. Il 22 maggio finalmente è venuto alla luce Notes on a Conditional Form, con una nuova copertina e 22 tracce. Definire questo lavoro imponente è riduttivo. Matthew Healy e compagni hanno pubblicato un progetto poliedrico, fatto di pezzi così diversi gli uni dagli altri che a volte ci si chiede di quante personalità siano dotati i membri dei 1975. Ne è valsa la pena di attendere così tanto? I 100 addetti ai lavori che hanno votato agli Awards 2020 pensano proprio di sì, visto che gli hanno fatto raggiungere la quarta posizione della classifica.
3. Taylor Swit, Folklore
Taylot Swift conquista, più che meritatamente, la terza posizione della classifica dei migliori dischi internazionali del 2020. La cantante per Folklore ha lavorato con il suo storico collaboratore, Jack Antonoff, con William Bowery e i fratelli gemelli Dessner, due dei cinque componenti dei The National. La collaborazione con questi ultimi si sente, e rende tutto più magico. Perché Folklore è distantissimo dai precedenti lavori di Taylor Swift e racconta perfetta il mood dell’isolamento, che ormai conosciamo perfettamente, e la frustrazione nel rendersi conto che tutto là fuori cambia e noi non possiamo farci nulla. Se a tutto questo aggiungete la collaborazione con Justin Vernon dei Bon Iver, ottenete uno dei dischi più belli del 2020 e uno dei progetti che, come dicevamo sei mesi fa, è riuscito a riassumere meglio il periodo della pandemia legato al primo, lunghissimo, lockdown.
2. Bob Dylan, Rough and Rowdy Ways
Sir Bob Dylan non ne sbaglia una e conquista la seconda posizione della nostra classifica. Il suo 39esimo album in studio, pubblicato lo scorso giugno, è stato anticipato dai singoli Murder Most Foul, I Contain Moltitudes e False Prophet. Pieno di citazioni e riferimenti alla storia americana, Rough and Rowdy Ways è composto da 10 brani che Dylan descrive come «scritti in stato di trance». Tra ballate, chitarre appena accennate e blues, la cosa incredibile è che un brano come Most Murder Foul sia ritenuto così importante dal suo autore da dedicargli un secondo disco, dove sta da solo, come un diamante prezioso. Una follia, in puro stile Dylan.
1. The Weeknd, After Hours
The Weeknd ha spopolato agli Awards 2020. Best Artist, Best Single (Blinding Lights) e Best Album con After Hours. Il quarto progetto discografico del cantante canadese, pubblicato lo scorso 20 marzo, ci ha letteralmente conquistati. The Weeknd continua a reinventarsi e ha creare immaginari e sonorità così unici da rendere tutto ciò che fa inconfondibile. A partire dalla sua estetica dark, che richiama film di culto come Fear and Loathing in Las Vegas e Joker, andando ai continui rimandi agli anni Ottanta, The Weeknd con After Hours alza ulteriormente l’asticella degli artisti del panorama R&B.