All’inizio della vecchia pandemia, Cave disse che si sarebbe preso del tempo per la riflessione, per la solitudine, per pensare. Insomma, per la vita privata. Che non avrebbe sostanzialmente fatto video a distanza coi suoi musici o concertini dal salotto. Una scelta condivisibile o no come tutte le scelte, ma – allora – decisamente singolare. Era consueto, e forse anche consolatorio, vedere cose realizzate a casa ed a distanza da molti dei nostri eroi (ormai superstiti). È stato bello vedere quel folle Dio di Waters registrare alcuni pezzi con la sua band in remoto, così come commovente vedere un McCartney a mezza voce, un Gilmour a tavola, un ottimo Cristiano De André e un altrettanto ottimo Julian Lennon (per concludere coi figli di papà bravi e per citare solo i primi che mi son venuti in mente). Persino noi tapini di provincia, grazie alla tecnica ed alla inguaribile voglia di imbracciare il proprio ferro, ci siamo lanciati in cotanta attività musical-moderna. Nick Cave no. Eppure, sarà proprio Nick Cave a consegnare alla storia l’opera più lockdown di tutte, questa Idiot Prayer che è un piccolo grande capolavoro che definire “raccolta di successi per voce e piano” sarebbe oltraggiosamente riduttivo. Più corretto definirlo una lunga preghiera, senza sconti, recitata nel vuoto etereo dell’Alexandra Palace.
Sì, perché il disco è in realtà una vera preghiera, è sciamanico come il protagonista sa essere, spazia nel repertorio con indifferenza tra le ere ed i contesti ove le canzoni nacquero, rendendole così definitivamente ed indubitabilmente tutte figlie dello stesso padre. Ed esplicitando un amore, che condividiamo sommamente, per The Boatman’s Call, presente con molti brani. Il disco doveva essere un film, di quelli di qualità splendida trasmessi per pochi giorni ai cinema. Ma poi è stato chiuso tutto e ci si è dovuti rassegnare. Diciamo che un bel regalo ai fans, in concomitanza con l’altro regalo meraviglioso (il libro Stranger Than Kindness, un vero capolavoro), avrebbe potuto essere un cofanetto di due cd ed un dvd, strano non sia arrivata da Cave una così banale e piacevole prova d’onestà. Oppure una trasmissione su tutte le piattaforme streaming, senza preferenze discriminatorie. Ma il disco è sufficiente a perdersi in un mondo meraviglioso: basta che, come tutti i dischi, sia ascoltato come si deve. Silenzio, nessun disturbo, cuffie o casse meritevoli, nessuna discussione (e possibilmente nessun altro) e magari anche qualche fazzoletto a portata di mano, pronto a consolar probabili commozioni.