Il mio primo incontro coi violini posticci avvenne moltissimi anni or sono. Si trattava di un disco di Chet Baker: etichetta misterios/sconosciuta e orchestra di medio livello appiccicata bene o male a una registrazione – anch’essa minore – di quel geniaccio maledetto e disperato che era Chet. Il risultato? Neanche malaccio, ma sicuramente non eravamo di fronte ad un capolavoro. Poi la folgorazione: l’album di Ray Charles con la Count Basie Orchestra – parti vocali del 1973 e orchestra aggiunta nel 2006. Tutto posticcio anche in questo caso, eppure Ray Sings, Basie Swings è un album a dir poco atomico, il che sta a significare che quando gli ingredienti sono ottimi il piatto alla fine viene buono, indipendentemente dal numero e la fantasia dei trucchi usati. Seguirono quelli di Elvis, Aretha, Ella – tutti prodotti di ottima fattura, classica impeccabile e professionalità made in USA – e poi persino quello del nostro Faber, anche se qui avrei qualcosa da ridire, ma il discorso si farebbe lungo. Devo confessare che quando ho saputo dell’uscita dell’album di Johnny Cash – per me nientemeno che Dio – con la Royal Philharmonic Orchestra, la soglia dell’attenzione, nonché quella della diffidenza, erano altissime.
Ma che dire? Orchestra rispettosissima e gradevole, l’impianto delle sviolinate nell’alveo del country, ovviamente, ci sta e l’unico rischio, ovvero quello dell’eccesso di retorica, è stato fortunatamente evitato. Chiaramente in alcuni brani l’orchestra è più percepibile e più gradevole, mentre in altri meno, ma nonostante ciò, non siamo mai sotto la soglia della gradevolezza o sopra a quella, pericolosissima, di una melensa retorica. Johnny Cash And The Royal Philharmonic Orchestra scorre con estrema gradevolezza: un disco che è perfetto per un sottofondo ad una bicchierata conviviale, benché attualmente limitata dalle sfighe contingenti. Il tutto, se vogliamo, è un po’ natalizio, ma visto il periodo, che ci sarà poi di male? Quindi, se dobbiamo chiederci se trovo migliore questo “mostro” o l’ennesima raccolta di successi, non ho dubbi, ben venga il “mostro”, soprattutto se riporterà nelle case di molta gente nientepopodimeno che la voce di Dio.