“Alla Fiera dell’Est per due soldi un topolino mio padre comprò. E venne il toro che bevve l’acqua, che spense il fuoco, che bruciò il bastone, che picchiò il cane, che morse il gatto, che si mangiò il topo, che al mercato mio padre comprò”. Cantavo questa vecchia canzone di Branduardi quando ero piccolo. Mi piaceva il fatto che le parole scivolassero via da sole, quasi per caso, quasi a non voler significare nulla. Invece queste parole un significato ce l’avevano eccome: ogni azione ha la sua reazione. Come una legge fisica, un qualcosa che non puoi controllare. Il cane morde il gatto, che mangia il topo. Scende giù come una valanga, e diventa sempre più grande, come il battito di una farfalla che genera un tornado dall’altra parte del mondo.
Siamo nel 2020, e oggi un battito d’ali non ci basta più. Noi abbiamo bisogno del tornado, adesso e subito. Così quella discussione nata fra due vicine di casa su chi avesse riempito il balcone di briciole, si trasforma sulla bocca del quartiere in un sanguinoso e violentissimo litigio fra due donne impazzite. Funziona così anche nel mondo della musica. Immaginate la scena in questo modo: i protagonisti della storia sono Renato Zero, che interpreta la simpatica inquilina del piano di sotto, e Achille Lauro, la scapestrata donna in carriera che distrattamente ha insozzato il balcone della vicina. La stampa italiana è lì che li osserva, come il quartiere curioso e pettegolo che non fa solo da teatro, ma da vero antagonista della vicenda. Poi arriva J-Ax, l’inquilina del piano terra che ascolta da dietro la porta. E infine Malgioglio, il passante che non ha sentito nulla, ma che, interpellato, pensa di aver capito tutto (sì, lo so, raccontata così sembra una di quelle barzellette che raccontava Berlusconi nei suoi anni d’oro, ma vi giuro che non è così).
A dare inizio alla querelle è stato Renato Zero, che ad una domanda nei confronti di Achille Lauro ha detto testualmente: «Io ho iniziato quando non c’erano palcoscenici. Sfollavano la pista da ballo ed io, nella mia nudità – che era coperta di piume – e con solo un registratore a nastro, dovevo cantare e rappresentarmi, senza altro. Io non è che con le piume ci giocassi a fare il clown della situazione, perché io vestito così cantavo delle problematiche della periferia, della borgata, della gente che viene emarginata. Quindi questa differenziazione è indispensabile per capire modalità, tempi e rischi. Oggi Achille con poca spesa riesce a far affermare le proprie ragioni, ma io mi dovevo fare un mazzo così per affermare le mie. Se mi è piaciuto a Sanremo? Io sono uno che è stato giudicato fino a stamattina, mi posso permettere di giudicare qualcun altro? Sarebbe un autogol clamoroso. Io amo tutti quelli che vogliono fare questo lavoro a condizione che sappiano che la gente non va presa per il culo. Bisogna darsi, bisogna essere consapevoli di quello che si ottiene da questo lavoro».
Tutto chiaro no? Renato dice tre cose. La prima: che ai suoi tempi emergere era più difficile, soprattutto per anime istrioniche come la sua. Lui si serviva della sua eccentricità per cantare degli ultimi, non lo faceva per fare il clown. Oggi, in tempi diametralmente opposti, è più facile fare quello che Achille fa ad ogni performance, in primis perché lo fa su un palco, e non in mezzo ad una pista. La seconda: a Renatino non piace giudicare. Non si esprime, se non con parole d’affetto verso coloro che prendono seriamente questo lavoro, perché al di là dei soldi e della fama, questo lavoro offre la possibilità di esprimere ed esprimersi. La terza: la gente non va presa per il culo. Perché la gente non è scema.
Però, evidentemente, questa risposta era troppo poco vendibile. Era il battito d’ali che nessuno aveva chiesto. Il quartiere voleva la tempesta, e così è stato. I giornali, il giorno stesso, hanno titolato: Renato Zero contro Achille Lauro, tra i due è scontro totale. Oppure: Renato Zero demolisce Achille Lauro: «Io non sono un clown». Possibile che in una conferenza con decine e decine di giornalisti presenti, nessuno abbia avuto cura di riportare esattamente il pensiero espresso da Renato Zero? In sostanza, le parole attribuite dai giornalisti al capo dei sorcini sono parole d’odio nei confronti del rapper. Un clown, che ha avuto la strada spianata; un pagliaccio che prende per il culo tutti quanti.
I soliti avvoltoi della vecchia generazione hanno subito trovato pane per i loro denti. Tutti a fare eco intorno alle pseudo dichiarazioni di Renato, a voler rimarcare quanto il vecchio sia insuperabile, e quanto tragico sia il panorama musicale italiano. La signora a cui è stato insozzato il terrazzo è diventata la spietata aguzzina agli occhi di tutti, anche dell’inquilina del piano terra, J-Ax, che commenta piccato sui social: «Si stanno facendo tutto un viaggio, con vent’anni di distanza rispetto all’America dicendo delle castronerie allucinanti e offendendo Achille Lauro sotto tutti i punti di vista». J-Ax non lo sa, e non lo può sapere: nessuno ha mai offeso Achille Lauro. Ma come cantava De André in Bocca di rosa, come una freccia dall’arco scocca, vola veloce di bocca in bocca.
Tutti si sentono in diritto di dire la propria, come se un paesino intero fosse stato presente su quel pianerottolo insieme alle due signore. Cristiano Malgioglio, in una recente intervista, dice: «Ai tempi miei e di Renato Zero era tutto più difficile e siamo stati innovativi. Questo però non vuol dire che Lauro sia un pagliaccio. I clown, vorrei dire a Renato, non si vestono come Achille Lauro. Prima di tutto è molto elegante negli abiti Gucci e poi è un ragazzo diverso da tutti gli altri, per fortuna, visto che in pochi curano il look». Bordata finale? «Penso che sia molto più elegante come si veste Achille Lauro oggi rispetto a Renato Zero ieri».
Insomma, tutto questo chiacchiericcio è basato sul niente. Su dichiarazioni inesistenti, che niente hanno a che fare con la verità. Il fatto è questo: se non vi piace Lauro, non cercate per forza qualcuno che priori la vostra causa. L’odio vende, fa share, genera click, views, partecipazione. Ma farlo sulla pelle di altre persone è più scandaloso dei finti flirt di Gabriel Garko. Il mondo è già pieno di livore e frustrazione, perché aggiungerne altro? Oggi un battito d’ali non vende più, e ci siamo ridotti a inventarci uragani per saziare la nostra voglia di tempesta. Volete una prova? Chi cura gli interessi pubblici di Zero è la stessa agenzia che cura l’ufficio stampa di Achille Lauro. E quindi, secondo voi, questo ufficio stampa avrebbe mai permesso a Renatone Nazionale di sparare a zero (scusate il gioco di parole) su un altro loro assistito?
Ma in fin dei conti Renato lo avevo anche detto: «La gente non va presa per il culo». Ma purtroppo questa parte non è stata capita. Mi risuona ancora quella canzoncina di Branduardi nella testa. Oggi potrebbe suonare così: “Alla fiera dell’est, per due soldi, un giornalista bugia dichiarò. E venne J-Ax che difese Lauro, che piacque a Malgioglio, che maltrattò Renato, che rispose al giornalista, che per due soldi bugia dichiarò”.