Ho letto su una rivista di medicina che una donna si è tenuta per venticinque anni nello stomaco un pennarello ingoiato per errore. Quando il chirurgo l’ha finalmente asportato, si è accorto con grande sorpresa che funzionava ancora. Non sto dicendo che Ligabue canta come se avesse appena ingoiato un pennarello. Piuttosto, credo fermamente che all’autore di Certe notti stia capitando qualcosa di metaforicamente molto simile, come per esempio ritrovare e utilizzare qualcosa del suo passato che credeva perduto da tempo. Ma era lì. È sempre stato lì. Trent’anni di carriera sono tanti e Ligabue aveva deciso di festeggiarli a Campovolo (sai che novità), proprio quest’anno. A causa della pandemia, come prevedibile, l’evento è slittato di un anno, ma la location è servita al rocker per presentare il nuovo singolo, La ragazza dei tuoi sogni.
Un singolo che inaspettatamente funziona, proprio come il pennarello bloccato nello stomaco per 25 anni. Forse il punto forte di questo singolo è proprio questo: suona ancora come tanti anni fa, quando Ligabue era all’apice della sua carriera musicale. Quando era più venduto delle granite a mare il giorno di ferragosto. Il periodo di Questa è la mia vita, Tutti vogliono viaggiare in prima, Il giorno dei giorni, Le donne lo sanno, per intenderci. I brani in cui Ligabue non cercava il consenso delle altre generazioni, perchè bastava semplicemente fare bella musica, e farla bene. I brani in cui, diciamocelo, Ligabue non aveva paura di invecchiare, perchè le canzoni belle sono come il vino, e quando invecchiano sono anche migliori di quando escono.
Il suono per cui decide di optare oggi è un suono pulito, da classic band con chitarra basso e batteria. Il brano si apre ad un ritornello più classico (“Sa chi sei/Sa chi non sarai/Non si aspetta un altro/Non aspetta altro”), dove suoni orchetrali e spiccatamente sanremesi (quelli da classico canzoniere italiano) si incastrano alla perfezione con il rock più âgé che lo ha fatto scalare classifiche per anni ed anni.
«Mi sono ritrovato, con tutto questo tempo, a frugare nei cassetti e ho trovato delle canzoni che erano lì, alcune da anni e sono canzoni su cui mi è piaciuto mettere le mani, in questo periodo, con musicisti produttori ovviamente facendolo in maniera telematica, riscrivendo i testi per molte di loro. Insomma, anche lì, spero di potervi fare la sorpresa che ho in testa prima della fine dell’anno». Queste sono state le sue parole lo scorso maggio a proposito del periodo passato in lockdown. È chiaro che ci sia proprio la volontà di riprendere un discorso iniziato e mai finito, e dare di nuovo alla luce un prodotto che non è mai passato di moda. Lontani anni luce dalla crisi di mezza età ben superata che è stato il periodo di Made In Italy e Start, dove cliché e suoni elettronici facevano la loro parte in un susseguirsi di canzoni che a tutto somigliavano, meno che a Ligabue.
Oggi lo riabbiamo indietro, come 15 anni fa. Il nuovo singolo è la possibilità di riavere un sorso di buona musica, in un panorama musicale arido come il deserto. Ai molti che oggi dicono – Sì, vabbè, però non è niente di nuovo! – posso rispondere così: e quindi? Cosa vi aspettavate, un duetto con Baby K mentre prova il nuovo balsamo per i capelli? Il nuovo non è sempre sinonimo di prodotto migliore. Spesso non lo è affatto. A volte bisogna tornare indietro di 15 anni per capire che non si può andare avanti senza portarsi il proprio bagaglio di storia sulle spalle. Oggi ci è dato modo di sbirciare dentro quel bagaglio e di scoprire che in fondo a tutto c’è un pennarello che funziona ancora. Come 15 anni fa.