La prima volta che ho incontrato Flavio, aka Gazzelle, è stato ad inizio 2017, era da poco uscita Quella te e ancora aveva le idee poco chiare sul suo futuro artistico. Parlando dell’album che da lì a poco avrebbe conquistato il panorama dell’itpop, mi disse che si trattava di «un lavoro che ascoltato tutto d’un fiato credo abbia un senso, che però ancora mi sfugge, per fortuna». Non so se oggi Gazzelle abbia trovato il senso di quel primo disco, quello che è certo è che in molti in questi anni si sono identificati nelle sue canzoni nate in motorino e canticchiate in loop per paura di scordarle, «finché non arrivavo a casa e mi mettevo di corsa alla tastiera per scriverle». Ed è proprio per questo che oggi, dopo quasi quattro anni da quell’intervista, fa ancora strano vedere il Palazzo dello Sport pieno zeppo di ragazze e ragazzi – è la seconda volta dall’inizio dell’anno, in mezzo i sold out di Bari e Napoli – che sanno tutti i suoi pezzi (più una manciata di singoli buttati online tra un album e l’altro) a memoria.
L’entrata è in perfetto stile Liam Gallagher (ed è solo il primo di una lunga serie di richiami al rocker di Manchester, sul finale arriverà anche Once); una telecamera lo segue nel tragitto che lo porta dal camerino al palco, poi imbraccia la chitarra e attacca Scintille. Solo lui e il pubblico in un unico grande coro. Arriva Non c’è niente, OMG (che sta per Oh My God), Meglio così e Sbatti. È tutto perfettamente social friendly: le canzoni, i visual, gli effetti luce che illuminano Gazzelle e la sezione d’archi sul medley composto da Stelle filanti, Greta e Martelli. Gazzelle sembra aver preso confidenza con i grandi palchi e se una volta cantava ad occhi chiusi per paura di scontrarsi con la sua emotività, oggi si lascia andare in lunghi monologhi che intervallano le canzoni in scaletta. «Questa canzone l’ho scritta molto tempo fa, quando non avevo ancora chiaro in testa cosa avrei fatto nella vita», dice prima di Coprimi le spalle, una delle canzoni più intense del suo ultimo disco che suona come una straziante richiesta d’aiuto (“E coprimi le spalle che fuori si gela/E che la notte non copre gli sbagli, ma gli dà tregua/E che ho scoperto che le cose belle appassiscono/E che i sogni dentro ai cassetti marciscono”, canta nell’ultima strofa).
Si tira dritto fino alla fine, fa Punk, dice che è finita qui, che non ha altre canzoni e in parte non mente. Il bis è composto da Quella te eseguita chitarra-voce (i più attenti avranno colto l’omaggio a Vasco Rossi nell’intro) e con il Palazzo dello Sport completamente illuminato a giorno dagli smartphone. Poi ancora una volta Scintille che porta alla sua Wonderwall in cui ci tiene a dire che sta bene anche solo. Non vuole scendere dal palco, lo dice durante tutto il concerto ma anche sul finale, e un po’ lo capiamo. Anche perché stavolta, senza concerti all’orizzonte in programma, l’hangover per lui sarà più amaro del solito.
SCALETTA POST PUNK TOUR 2020
Scintille
Non c’è niente
OMG
Meglio così
Sbatti
NMRPM
Nero
SMPP
Settembre
Sayonara
Medley (Stelle filanti/Greta/Martelli/Meltinpot/Martelli)
Polynesia
Zucchero filato
Vita Paranoia
Sopra
Coprimi le spalle
Una canzone che non so
Punk
Non sei tu
BIS:
Quella te
Scintille
Tutta la vita