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“JackBoys” e “Gang Gang”: il futuro visto da Travis Scott

Ogni decennio ha i propri totem, i propri dogmi e le proprie medaglie. Certo, questo sarà ricordato anche come il decennio di Drake, ma anzitutto gli anni dieci del duemila saranno gli anni del rap sporco, dei tatuaggi sul volto, delle chitarre distorte, dell’ostentazione dei beni materiali e dell’ego imperante come testimonianza di un successo costruito dal nulla. Sarà il decennio di quelli che avrebbero potuto sfiorare il cielo con un dito ma che invece hanno preferito sfondarlo con la testa, per poi precipitare giù, dove tutto è più vero e sporco. Sporco, sì, come Travis Scott, che negli anni dei bomber lucidi e del trash come operazione commerciale non era neanche nato ma che probabilmente ha consumato i dvd di Fast And Furious sognando (pardon, aspettando) di poter guidare quei bolidi custom con il nos e le sospensioni sportive.

Quel che Travis, nei panni del suo alter ego Cactus Jack, e Trash Tyler ci mostrano, a poche ore dal lancio dell’LP collaborativo di JackBoys, è una coppia di video (JackBoys e Gang Gang) che rientrano più nel format del cortometraggio. Ci sono quegli anni ottanta che Scott, classe 1992, non ha vissuto; nelle movenze, nei colori del VHS e nell’immaginario (neanche troppo immaginario) dell’America dei gangster fuorilegge, che purtroppo ha poi consacrato il trend nei decenni successivi toccando l’apice nei 90’s di Tupac e The Notorious B.I.G. (ma questa è un’altra storia).

Sia chiaro, quella di Scott non è meramente un’operazione nostalgica o macchiettista, è più una moderna rivisitazione in cui a farla da padrone sono proprio le treccine afro e la nuova criticatissima (fino all’uscita di questo short film) Tesla Cybertruck con accanto il Cyberquad ATV. Lo scatolone di casa Musk è apparso prima d’ora solo con Elon al volante e questo a testimonianza di quanto sia prestigioso per l’uomo più innovativo del pianeta concordare un product placement col rapper di Houston. Un corto d’autore dunque, che mescola la fotografia tardo anni ottanta a stelle e strisce di Taxi Driver all’iconografia mossa e pellicolare del grunge dei Pearl Jam e dei Nirvana. Un’operazione ad onor del vero riuscita perfettamente e in grado di fornirci gli strumenti per immaginare gli anni venti ormai alle porte.