Avete presente i saturnali, le feste che venivano organizzate nell’Antica Roma durante le quali l’ordine sociale veniva sovvertito? In pratica durante quel lasso di tempo tutti potevano considerarsi liberi (schiavi compresi) e veniva eletto un princeps, una sorta di caricatura a cui veniva assegnato ogni potere. Ecco, il Jova Beach Party è il saturnale del ventunesimo secolo, con le sue regole e con il suo princeps (ruolo ricoperto ovviamente da lui, il padrone di casa, Mr. Jovanotti). Dieci mesi di preparativi e diciassette date che toccheranno tutta l’Italia: dal Veneto (Lignano Sabbiadoro, dove il tour è iniziato il 6 giugno e dove tornerà a fine agosto) alla Sardegna per passare dalla Puglia fino al gran finale il 31 agosto sul lido di Viareggio (dove tra l’altro suonerà anche il 30 luglio).
Il Jova Beach Party è più di un concerto e lo si capisce appena si mette piede nell’area allestita sul litorale della Capitale: cinquantamila metri quadrati in cui tutto è possibile. E quando scrivo tutto, intendo proprio tutto, persino sposarsi. Qualcuno l’ha definito la Woodstock del nuovo tempo, un evento che scrive una nuova pagina nella storia degli show musicali e una nuova frontiera per la produzione e l’organizzazione, curata da Maurizio Salvadori per Trident Music. Certo è che una pazzia del genere poteva portare solo il nome di Jovanotti, l’unico capace di osare e di fare centro («Che enorme gigantesca figata, mi preparo a questo da trent’anni. Torno in consolle a fare divertire la gente ed è un’emozione grandissima, un’emozione che va oltre il concerto, il lavoro e l’impegno. Finalmente vivremo insieme questa grande storia», dice).
Tre gli stage – Main Stage, Sbam Stage e Kontiki Stage – coordinati da Jovanotti in persona, lì già dal primo pomeriggio: improvvisa, presenta e introduce gli ospiti virtuali chiamati a parlare di ecologia. Perché sì, il Jova Beach Party è prima di tutto sensibilizzazione e a giudicare dallo stato delle spiagge a concerto finito sembra che le lezioni abbiamo fatto presa sul suo pubblico. Il momento clou è ovviamente lo show finale, a metà tra un live concert e un deejay set in cui Jova ricopre il ruolo di direttore. Quando sale sul main stage il sole è ancora alto sulla spiaggia: intona Oh, Vita! (il brano tratto dal disco prodotto dall’immenso Rick Rubin) subito seguita da Il più grande spettacolo dopo il Big Bang. Quelli che porta sul palco sono tutti classici del suo repertorio arrangiati in chiave danzereccia, versioni pensate appositamente per l’occasione e arricchite da contaminazioni che variano dal reggae alla samba.
Non c’è una setlist fissa, Lorenzo si lascia trasportare da quell’improvvisazione che gli è sempre riuscita bene («Ogni giornata sarà diversa, saliamo sul palco attacchiamo gli strumenti, accendiamo la consolle e partiamo. Non ci fermiamo fino a mezzanotte», ha dichiarato alla vigilia dell’inizio del tour). E visto che l’improvvisazione è la chiave dell’intero spettacolo ecco arrivare Gianni Morandi con cui Lorenzo canta Vita, C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones e Fatti mandare dalla mamma. I set live si alternato a momenti di deejay set in cui il landlord spara a tutto volume pezzi di Bob Marley (Sunshine), Avicii (Levels), Nirvana (Smells Like Teen Spirit), Blur (Song 2), Fatboy Slim (Right Here, Right Now) e Don Omar (Danza Kuduro). Certo, da uno come Jovanotti ci si aspettava una selezione di brani più ricercata ma d’altronde quella proposta è una festa pensata per il grande pubblico e i suoi fan sembrano apprezzare.
Tre ore show (senza neanche mezza pausa) che vede Jova dividere il palco con Saturnino, Riccardo Onori, Christian Rigano, Gianluca Petrella, Franco Santernecchi e Leo Di Angilla. L’ultima parte dello show è dedicato ai kolossal della sua discografia: ecco quindi Tanto³, A te («Non vi chiedo di dedicarla a mia moglie che è qui, dedicatela a chi amate», dice dal palco) poi ancora Ragazza magica e L’estate addosso. Un tripudio di cellulari alzati, un’esperienza psichedelica che termina alle 23:30 sulle note di Ragazzo fortnuato. Lorenzo corre da una parte all’altra del palco: è la festa che ha sempre sognato, dice, e noi ci crediamo.
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