«Non vedo l’ora di potermi tagliare questi baffi maledetti», mi dice tra il divertito e l’infastidito. Forse è proprio per questo motivo che ha messo un divieto che impone alla stampa di riprenderlo. Incontro Stefano Accorsi nelle Antiche Cantine Marchesi Di Barolo in una delle poche pause che si sta prendendo dalle riprese de La Dea Fortuna, il nuovo film di Ferzan Özpetek che lo vede protagonista insieme a Edoardo Leo: «Parlerà della storia di una coppa gay in crisi al quale viene chiesto da un’amica malata di tenere i suoi due figli per tre giorni. La permanenza però aumenterà e di conseguenza aumenteranno anche i dissapori tra i protagonisti. Come nella migliore tradizione di Ferzan, ci saranno lunghe tavole imbandite, chiacchierate e molti amici che gireranno intorno alla coppia. Sai, lo trovo un bel modo emotivo per raccontare questo tema».
Com’è lui? Özpetek intendo…
È una persona profonda ma molto spiritosa. È il capo assoluto del suo set. Ci dice sempre: “Ragazzi, il copione c’è ma le battute poi le cambieremo tutte mentre si fa il film”. Con lui bisogna essere molto disponibili emotivamente.
Sta per uscire anche 1994, cosa vedremo?
Il 1994 offriva materiale per una drammaturgia fantastica. Con i nostri personaggi di fantasia ci divertiamo a far succedere quelle cose, che sono già accadute in un certo modo nel corso della storia. Magari in un modo non sempre vero, ma molto spesso perfettamente verosimile. In 1994 Berlusconi vince le elezioni e c’è tutta la presa del potere e la sua gestione: diventa capo di governo per il primo anno, col venticinque per cento di consenso alle amministrative, non alle europee (ride) e questo fa sì che tutto quello che era clandestinità prima, quello che era progetto occulto in 1992 e 1993, esce alla luce del sole. Diventa Il modo di fare la politica. Quindi Leonardo Notte (il personaggio di Stefano ndr.) si divertirà come un pazzo, ci sguazzerà alla grande. Non avrà alcun pudore. È bello poter mettere in scena un personaggio così, che se vuole portare dalla sua parte dei deputati leghisti piuttosto che centristi gli fa le proposte più convincenti che possa fare loro. La storia è molto verosimile.
Quelli sono stati anni che hanno cambiato l’Italia, come questi che stiamo vivendo. Pensa che in futuro ci sarà materiale per fare una serie sul 2019?
Credo che questi siano anni intensi quindi sicuramente sì. Il nostro è un Paese che offre tanti spunti narrativi devo dire, molto più di tanti altri Paesi e questo è dato anche dalla complessità del nostro pensiero. Basti pensare alla mafia e a quanto materiale narrativo ha offerto ma anche a quanta cultura, se vuoi deviata, ha regalato ai libri di storia. Non è solo criminalità, è proprio la cultura, la mentalità ed il pensiero complesso. Questo ci offre un sacco di stimoli. Tutto questo è molto interessante dal punto di vista sociologico ed antropologico.
In un futuro 2019 a chi farebbe interpretare Matteo Salvini?
A Stefano Accorsi (ride). Tra l’altro, ogni tanto faccio dei selfie, li posto e poi mi dico: cazzo sembro Salvini.
Cosa ne pensa della politica italiana attuale?
Non mi piace, la trovo molto basica. La politica è gestione del potere: chi gestisce il potere deve tener conto che spesso, se non quasi sempre, interloquisce con persone più deboli. Chiunque intorno a te è più debole se gestisci il potere. La politica non può essere solo basata sulla ricerca sistematica del consenso e la distruzione del dissenso. È l’antitesi della gestione del potere.
Dopo 1994 cosa ci sarà?
Ho in mente due serie per le quali ho già trovato dei produttori. Le piattaforme potenziali di distribuzione saranno Sky, Amazon e Netflix. Per il momento però ho in programma solo un altro film come attore per la regia di Stefano Mordini.
Quali sono i film che ti hanno formato?
Tutti i western di Sergio Leone. Li guardavo sempre da piccolo. È strano, oggi i bambini vedono cose che ritengo siano molto violente e come genitore cerco si starci attento ma poi ripenso a quello che vedevo io. Ad esempio la trilogia del dollaro è violenta: la ragazza che si suicida mentre viene stuprata. Ci sono immagini molto forti. Però c’era continuamente uno sguardo caustico e cinico. A me quel cinema ha colpito tantissimo: si capisce anche senza dialoghi, tipo Il buono, il brutto e Il cattivo dove nessuno è veramente quello che dovrebbe essere se si sta agli aggettivi. Un altro film che mi è piaciuto moltissimo è stato Ombre con Paul Newman, personaggio eroe a suo malgrado che fa una brutta fine.
Quandi mi stai dicendo che sei un amante degli antieroi?
Non mi sono mai piaciuti gli eroi a tutto tondo, senza macchia e senza paura anche perché, da un punto di vista drammaturgico, non mi esaltano. Prediligo personaggi con fragilità che li tirano giù, come Loris di Veloce come il vento o anche il mio protagonista de L’ultimo bacio. È un uomo che è ad un punto preciso della sua vita, con la quasi moglie incinta, ha paura di crescere e quindi dà quell’utimo bacio che diventa un emblema alla sua adolescenza. Insomma, non mi piacciono i personaggi carini, gentili e che hanno sempre ragione. Ricordo di aver urlato di gioia quando ho letto la prima stesura di 1992: Leonardo Notte è un personaggio liberatorio. È bello farlo. Alla fine, dei grandi personaggi, anche quelli shakespeariani, non ce n’è uno eroico. Gli eroi muoiono tutti male, in fretta (ride). Sono gli antieroi ed i cattivi che fanno la vera storia. Quello è divertente.