È di nuovo il 9 maggio il giorno del ritorno di Liberato. Già disponibile su Spotify, l’album d’esordio del cantante napoletano racchiude tutti i singoli già precedentemente pubblicati e cinque nuovi brani inediti: Oi Marì, Tu Me Faje Asci Pazz’, Guagliò, Nunn’a Voglio ‘ncuntrà e Niente. Nonostante le continue speculazioni e supposizioni, il mistero che avvolge l’identità che si cela dietro il cappuccio di Liberato rimane irrisolto. È sotto gli occhi di tutti invece l’ascesa del cantante dai mille volti che finalmente ascrive alla propria carriera quello che non si scorda mai, il primo album.
Che fosse un progetto affascinante e destinato a far parlare lo si è capito in fretta. Del resto, quando organizzi un concerto avvisando il pubblico con solo sei giorni di preavviso e riesci comunque a portare ventimila persone sul lungomare di Napoli solo per ascoltarti, un messaggio al panorama musicale l’hai già dato. Il disco, che appare a poco più di anno da Intostreet e Je te vojo bene assaje, è solo la concretizzazione e la formalizzazione incisa di un successo già approdato anche oltre confine. Presentato l’anno scorso come il possibile «nuevo rey de la música urbana en Italia» al prestigioso Sonar Music Festival di Barcellona, Liberato ora punta a fugare ogni dubbio a tal proposito.
I nuovi cinque inediti rimangono fedeli al sound e allo stile che abbiamo imparato a conoscere e apprezzare. Elementi della tradizione melodica e neomelodica partenopea che si fondono alla tech-house miscelati e rielaborati in una veste moderna. Il dialetto che incontra gli inglesismi e – a seguito della citata esperienza catalana – ora anche un po’ di termini spagnoleggianti. Li ingloba armoniosamente all’interno del proprio vocabolario in un misto di ironia e internazionalità in una salsa di amori tormentati.
E allora cantiamo “Tell me that you love me” in Tu me faje ascii pazz’, la più fedele alle origini, ed esordiamo con “Ya no puedo vivir sin ti” in Oi Marì che si propone in vista dell’estate come alternativa partenopea al reggaeton già pronto ad invadere le nostre spiagge. Ampio spazio alla musica e alla tech-house che prende invece il sopravvento in Guagliò e Nunn’a Voglio ‘ncuntrà. Due brani di movimento, che scuotono, corpo e animi. Con Niente invece la musica lascia il timone alle parole, al sentimento. Chiude così il cerchio di sonorità, nuove e vecchie espressioni importate da Liberato nei cinque nuovi brani perfettamente coesi con le precedenti canzoni. Un assemblaggio ben riuscito e che siamo sicuri metterà poco a seguire e superare i precedenti numeri del cantante dai mille volti. Liberato è diventato qualcuno.
Chiosa finale con una menzione onorevole ai concept video delle canzoni disponibili su YouTube. Una sorta di piccolo cortometraggio intitolato Capri rendez-vous, sviscerato attraverso cinque episodi numerati, in cui le canzoni prendono vita aggiungendo al proprio racconto il senso della vista. Una chicca in più che racconta un amore, un desiderio mai portato veramente a compimento, una storia che parte dagli anni sessanta con Guagliò e termina ai giorni nostri con Niente. Un nuovo esperimento di comunicazioni su cui non diciamo altro, il consiglio è quello di vedere e ascoltare.