L’ascesa di Billie Eilish è iniziata nel novembre di tre anni fa, quando il primo singolo dell’allora quattordicenne californiana, Ocean Eyes, impressiona e conquista un pubblico estremamente ampio grazie a una vulnerabilità e un’originalità quantomeno inusuale per un’artista così giovane. Oggi Billie Eilish di anni ne ha diciassette, ha all’attivo quattro singoli certificati oro e uno platino, è stata votata miglior artista emergente dalla Apple Music nel 2017 e il suo album d’esordio, When We All Fall Asleep, Where Do We Go?, uscito venerdì scorso, è già interamente entrato nella top cinquanta globale di Spotify, con sei tracce stabilmente nella top ten. Si è molto parlato di Billie come di un fenomeno virale passeggero, una possibile futura protagonista della scena pop che deve ancora trovare la sua vera strada.
La verità che emerge dall’ipnotico e folgorante disco d’esordio, però, è che Billie Eilish è già un’artista a trecentosessanta gradi, la quale possiede tutti gli elementi per diventare la voce primaria della sua generazione. When We All Fall Asleep, Where Do We Go? è un articolato viaggio nella mente di Billie, il quale attraversa tutte le sue inquietudini e le sue paure, anche quelle più delicate, in un modo cinico che però mantiene un poco della spensieratezza associabile alla sua giovane età. Ogni traccia rappresenta un suo diverso timore, una diversa sfumatura del caos nella sua mente, che va da una banale cotta adolescenziale non corrisposta in wish you were gay (titoli scritti volutamente in minuscolo), uno dei tre singoli di lancio, alle devastanti conseguenze fisiche e psicologiche che la droga ha sul mondo intorno a lei, in particolare sulla sua generazione, in xanny.
Suoni che provengono da mondi musicali differenti vengono mescolati per crearne uno esclusivamente suo, riconoscibile e personale, che può essere descritto come un mix di hip hop, dubstep, cantautorato classico e elettronica sperimentale, ideato per creare un’atmosfera oscura, riflessiva, ipnotica. Si parte dalla potente cassa di bad guy, traccia cinica ma ironica, e si arriva al minimalismo di listen before I go, espressione della vulnerabilità dell’autrice attraverso la tematica del suicidio. In mezzo, tanta roba interessante, dall’esperimento vocale di 8 alla struggente bury a friend, scritta dal punto di vista di un mostro nascosto sotto il suo letto, passando per ilomilo e la paura di Billie di rimanere separata dalle persone che ama. Atteso per mesi, When We All Fall Asleep, Where Do We Go? non ha deluso le aspettative, ma ha anzi amplificato qualunque aspettativa ci sarà in futuro per la musica di Billie Eilish. Adesso starà a lei dimostrare di essere all’altezza del successo che continuerà ad aumentare, sia a livello artistico che a livello psicologico.