Singing To Strangers, Candlelight e What More Can I Do («È la canzone che avrei sempre voluto scrivere»): queste le tre canzoni scelte da Jack Savoretti e suonate questa mattina sulla Terrazza Martini di Milano per presentare il suo nuovo disco che ha registrato lo scorso anno a Roma negli studi di Ennio Morricone.
«Singing to strangers è il mio lavoro. O almeno è quello che racconta mia figlia alle sue amichette», dice sorridendo. Legato alla famiglia e ai sentimenti veri, ha scelto di cambiare vita lontano da Londra trasferendosi in un paese di campagna. Ed è anche da questo cambiamento che ha tratto l’ispirazione per il nuovo album. «Com’è nato questo disco? Era la fine di un ciclo negativo. Dopo ben cinque anni di tournée ho deciso di cambiare tutto andando via da Londra. È ironico: dai sedici ai trentaquattro anni ho sempre guardato in là per cercare la felicità. Invece sia la libertà che la felicità l’ho trovata restando fermo (nella nuova casa ndr.). Quindi ho voluto un disco che celebrasse questa sensazione di romanticismo».
Il fiore all’occhiello di questo lavoro è sicuramente Touchy Situation, il cui testo è stato scritto da Sua Maestà Dylan (sì, quel Dylan). «È una collaborazione nata fra manager», afferma in tutta sincerità Savoretti. «Mi è stata offerta l’opportunità di collaborare con un musicista country ma per varie ragioni non si è fatto più nulla. Il suo manager per scusarsi ha contattato il mio dicendogli di avere tra le mani una valigia con dei testi di Bob Dylan che potevamo, se interessati, leggere. Quarantotto ore dopo avevo tra le mani due canzoni del Maestro. Il primo era cortissimo, ma non mi ha colpito, il secondo era invece centratissimo. Mi apparteneva».
«Sono stati giorni di panico. Con la chitarra mi veniva da cantarla come Dylan perché ti viene da cantarla in quel modo. Sembrava una sua cover venuta male. Poi mi sono seduto al piano e ho sentito la canzone diventare mia. Ovviamente Dylan ha dovuto dare l’ok. Le due settimane più brutta della mia vita». Sul fronte live, Savoretti sta preparando un tour europeo che partirà in primavera proprio dall’Italia (Padova, Roma e Milano le città scelte): «La band che porterò in tour sarà quella che ha suonato nel disco. Durante le registrazioni a Roma abbiamo lavorato tutti sullo stesso livello. Con noi c’erano cinque scozzesi che a fine session sono diventati cinque Mastroianni.
D’altronde lo studio di Morricone incuterebbe soggezione a chiunque: «Appena entri ti travolge l’odore di altri tempi. L’odore di tabacco, i tappeti blu. Sembra Abbey Road. Sei all’interno di qualcosa di ancora vivo». Ma con un cognome italiano, qualcosa deve ben esserci tra le sue fonti d’ispirazione. Nota, infatti, è la sua versione di Vedrai vedrai di Tenco: «La musica italiana è per forza nel mio DNA. Non mi piacciono le cover. Con Tenco è successo perché durante la tournée nei teatri italiani abbiamo avuto questa opportunità. È nato tutto in un momento di prove che ho fatto voce e piano in teatro. Questo brano è diventato poi per me quasi una preghiera. Ho scoperto che quella canzone fu scritta per sua madre; io la sentivo per mia moglie».
Non solo Tenco, Savoretti è anche un fan di Johnny Cash: «È stato un ribelle, mi piace. Io sono cresciuto con la musica americana». Vista la sua storia personale, non poteva mancare una considerazione sulla Brexit: «Personalmente non concordo. Io sono europeo, ho vissuto ovunque. Coloro che ho ammirato non sono di certo persone che hanno parlato di muri e separazioni. Sono affascinato da chi unisce, non da chi divide le persone. Detto questo, capisco la frustrazione per il sistema europeo. Questo è il segno che ci sono cose da cambiare».