Prima dei grandi reboot, prima dell’indagine sul nuovo ruolo delle donne, prima dell’inondazione di supererori, la Disney, la Pixar e le altre grandi produzioni di animazione, hanno rivolto il loro interesse all’approfondimento del ruolo del villain. L’antieroe coincide allora con il vero e proprio cattivo della storia, tramite una riscrittura dei canoni classici delle favole per cui i personaggi vivono in un ibrido caratteriale. I buoni scoprono i loro lati oscuri, i cattivi sono semmai incompresi, e entrambi combattono contro un male comune.
Nascono così film come Megamind, Cattivissimo me e Ralph spaccatutto. E mentre Megamind viene ricordato oggi come un film minore, al contrario di Cattivissimo me che ha ora un frinchise tutto suo, Ralph spaccatutto torna al cinema dopo sei anni e risulta essere finalmente uno dei migliori film di animazione dell’ultimo anno. Il secondo capitolo della storia di Ralph, cattivo di un videogioco arcade che fa amicizia con la principessa Vanellope di Sugar Rush, vede i due amici uscire dalla loro sala giochi per entrare nell’infinito mondo di internet. Ma si sa, i guai sono duri a morire, e anche qui Ralph combinerà una delle sue, tanto da mandare in crash l’intero World Wide Web.
Ralph spacca Internet allarga le sue vedute non solo per l’ampliamento della zona d’azione, ma anche e soprattutto per le diverse sottotrame che compongono il film senza mai scontrarsi tra di loro, riuscendo ad essere piacevole a un pubblico estremamente eterogeneo. Il secondo capitolo infatti si divide bene tra il pubblico dei più piccoli e gli adulti che, come accade sempre nei moderni film di animazione, godono di più dei messaggi che il film vuole mandare. Al doppio pubblico corrispondono infatti doppie direzioni di quello che è un vero e proprio film on the road.
Ralph e Vanellope si divideranno poco dopo l’inizio dell’avventura per vivere due viaggi che, nonostante siano entrambi sotto il segno della ricerca dell’identità, sono ben distinti sia nei luoghi che nelle tematiche. Quella di Vanellope è la ricerca dell’identità tramite espedienti ormai collaudati nel cinema di animazione: benchè i toni siano molto più ironici e divertenti, quella di Vanellope è la ricerca della proprio autodeterminazione all’infuori della sua comfort zone (il gioco Sugar Rush), tramite la scoperta della femminilità. Mentre al protagonista Ralph, come è giusto che sia, spetta il percorso più tortuoso: dopo aver trovato nel primo film un posto all’interno della società, qui deve trovare il proprio ruolo esistenziale tramite la perdita e la rinuncia.
Il rapporto che lo lega a Vanellope viene presentato nel film come un rapporto tipico tra sorella e fratello maggiore. In realtà il ruolo che Ralph ha nei confronti della piccola pilota somiglia più a quello di un padre che fa fatica a lasciare andare la propria figlia che invece corre verso un’età più consapevole e autonoma. Ecco che allora Ralph spacca Internet parla molto di più ad un pubblico adulto che conosce meglio il sentimento della rinuncia, più che al bambino che guarda al divertimento. Questo non significa assolutamente che il film non ricorra a gag esileranti e alla leggerezza tipica dei film Disney. A valere anche da sola tutto il prezzo del biglietto è infatti la scena in cui Vanellope incontra le altre principesse del mondo Disney in un divertente incontro/scontro tra vecchia e nuova scuola. Un siparietto che è già diventato iconico e che, senza spoilerarvi nulla, sarà assolutamente decisivo per il personaggio di Vanellope, ma con un ironia a livelli talmente alti da non far storcere il naso neanche a chi mal sopporta i tipici espedienti Disney.
In genereale infatti Ralph spacca Internet è intriso di un’ironia e uno humour sottile che, tramite il gioco delle citazioni (che in questo film è preponderante), riesce a divertire il pubblico adulto in maniera inaspettata. Allo stesso tempo, la morale che appartiene a tutte le favole, è qui di una modernità sconcertante. La rete di internet, che oggi è quasi alla base di un qualsiasi rapporto umano, è il personaggio complesso che sorvola tutto il plot. Non il nemico che ha ridotto il contatto con l’altro a una serie di numeri binari, ma uno strumento potente e geniale che ha però bisogno di responsabilità da parte dell’utente.
Gli haters, il cyberbullismo, l’elogio della superficialità, l’importanza malsana dei like, sono tutti elementi che qui vengono inseriti nella sceneggiatura senza però inficiarne la leggerezza. In questo modo anche il pubblico dei più piccoli, una generazione che ormai vive online dal momento della nascita, può essere educato a un rapporto corretto con la tecnologia, mentre gli adulti possono riguardarsi e correggere la propria via. Il villain, personaggio che qui è totalmente assente, è infatti intern: non la macchina fagocitante di internet, ma il comportamento scorretto di chi ne fa uso.
Ad accompagnare una sceneggiatura tanto dettagliata non poteva certo mancare un’ambientazione accurata fin nei minimi dettagli. Internet è rappresentato come una grande metropoli moderna, che si sviluppa in maniera verticale per cui i grandi grattacieli sono i siti online più importanti, mentre nel sottosuolo in quartieri malfamati, vivono i pop up e simili figure losche. In questa vita frenetica, gli avatar degli utenti, passano la propria vita. Se già Coco della Pixar ci aveva abituato a un realtà parallela – l ‘aldilà in quel caso – rappresentata come una metropoli, Ralph spacca Internet riesce comunque ad essere innovativo e a rendere visivamente chiaro un mondo praticamente infinito.
Personaggi ben curati che compiono un viaggio in un’ambientazione unica, un messaggio chiaro ma non moralista, divertimento e citazionismo sono gli ingredienti che oggi il grande pubblico richiede. Ralph spacca Internet asseconda tutto questo e si prende un posto tra i migliori dei moderni film Disney, tanto da poter riuscire quest’anno a non avere rivali per l’Oscar a miglior film di animazione.