Ligabue torna al cinema da regista ad esattamente sedici anni dall’uscita di Da zero a dieci. Più che un film Made in Italy – questo il titolo – è una tormentata dichiarazione d’amore verso l’Italia, raccontata attraverso lo sguardo di Riko, interpretato da Stefano Accorsi.
«L’Italia resta il Paese più bello al mondo», spiega Ligabue. «Siamo abituati alla sua bellezza e in qualche modo siamo anche un po’ rassegnati al suo malfunzionamento. Questo produce un sentimento che spesso sento il bisogno di raccontare. Made in Italy è un film sentimentale nel senso che mi interessava raccontare gli stati d’animo di un gruppo di persone perbene che come tale mediamente non hanno voce in capitolo e come tali spesso non vengono raccontate perché non interessanti dal punto di vista drammaturgico. Raccontare i cattivi oggi è più cool».
La storia ovviamente è accompagnata dalla musica di Luciano e da quella di due grandi band: i Simple Minds (Waterfront) e i Waterboys (The Whole of the Moon): «Ho iniziato a parlare del mio sentimento verso questo Paese esattamente dieci anni fa con Buonanotte all’Italia, poi con Il sale della terra e Il muro del suono. Canzoni che avevano da un punto di vista diverso la stessa intenzione, ossia quella di raccontare il mio amore per questo Paese che non viene meno nonostante tutti i difetti che vediamo non venire risolti».
Difetti che nel film spingolo Riko a trasferirsi a Francoforte in un momento cruciale della sua vita (ovviamente non vi spoileriamo nulla). Una vittoria? Una sconfitta? Luciano precisa che «non è un finale netto, ognuno lo può vivere a seconda di come si pone sentimentalmente».
Sull’ipotesi di tornare ancora dietro la macchina da presa, Ligabue non ha dubbi: «Fare film è un mestiere faticosissimo. Quanto meno lo è per me e specialmente se paragonato al fare musica. Fare un film significa in qualche modo progettare le emozioni e non lasciarle vivere come si fa invece sul palco durante un concerto».